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17 Mag 2017
Un commissariamento che in Sardegna si protrae da 45 mesi. Una «totale disattenzione» alla scadenza a Gioia Tauro della cassa integrazione, quindi l'attesa per un «tracollo annunciato». Un «silenzio tombale» sul destino di Palermo e di Trapani, oggi focalizzato «più sulle elezioni amministrative che sul futuro di moli e banchine». Federagenti ritorna a strigliare il governo. Dopo la critica al centralismo, gli agenti marittimi sardi, siculi e calabresi chiedono al ministero dei Trasporti di darsi una mossa sul rinnovo della governance portuale. Sono passati nove mesi dalla riforma della legge 84/94 e ad oggi sono 12 su 15 le Autorità di sistema portuale (Adsp) con un presidente designato. Mancano all'appello le Adsp del Tirreno meridionale (Gioia Tauro, Crotone, Corigliano Calabro, Taureana di Palmi, Villa San Giovanni, Messina, Milazzo, Tremestieri, Vibo Valentia e Reggio Calabria), della Sicilia occidentale (Palermo, Trapani, Termini Imerese, Porto Empedocle) e della Sardegna (Cagliari, Foxi-Sarroch, Olbia, Porto Torres, Golfo Aranci, Oristano, Portoscuso-Portovesme e Santa Teresa di Gallura).
I presidenti delle associazioni territoriali denunciano uno stato prolungato di stallo: «in un globale disinteresse delle istituzioni locali si sta consumando sulle banchine un vero e proprio paradosso determinato dalla mancata nomina dei presidenti delle ultime tre autorità portuali di sistema ancora vacanti», si legge in una nota. Secondo il presidente Federagenti, Gian Enzo Duci, il maggior contributo a questo stallo risiede nelle Regioni più che nel ministero dei Trasporti (le due istituzioni devono trovare un'intesa sul decreto ministeriale di nomina): «Il governo ha fatto ciò che doveva, ora spetta alle amministrazioni regionali imprimere un’accelerazione».
Cagliari
«A Cagliari - spiega Michele Pons, presidente degli Agenti Sardi - la gestione del porto è affidata da 45 mesi a una gestione commissariale. Con l’eterno contenzioso aperto dalla Regione Sardegna che vorrebbe un sardo alla guida di tutti gli scali dell’isola, si sono bloccate da quasi quattro anni tutte le politiche di sviluppo, per non parlare delle infrastrutture e dei dragaggi. In questa situazione la Sardegna sta perdendo, e probabilmente ha già perso, in modo definitivo la possibilità di sfruttare le opportunità create anche nel settore delle crociere, dalla crisi geo-politica di tanti paesi del Mediterraneo, direttamente concorrenti».
Gioia Tauro
«Qui la crisi non è un’ipotesi», afferma Michele Mumoli, presidente degli Agenti Marittimi in Calabria. «Il porto – continua - sembra aver imboccato un percorso senza via d’uscita. La Regione Calabria non sembra avere interesse a prendere una posizione netta sull’esistenza di Gioia Tauro, come evidenziato nell’atteggiamento espresso nei confronti di un candidato indicato dal ministero e ritenuto con scarsa chiarezza non idoneo. Le proteste in banchina sono cessate soltanto di fronte alla consapevolezza che il porto ormai lavora con un solo armatore e che uno sciopero a oltranza avrebbe portato a perdere anche quello. Gioia Tauro vuole sopravvivere. Ora la scadenza della cassa integrazione è alle porte e, in assenza della nuova agenzia per il lavoro che metterebbe insieme Gioia Tauro, Taranto e Cagliari, nessuno, tantomeno l’amministrazione locale, sembra rendersi conto di un imminente situazione ingestibile con possibili reazioni sociali che la Calabria in passato ha dimostrato di saper portare alle estreme conseguenze».
Palermo e Trapani
«Una coperta di silenzio totale», sottolinea Gaspare Panfalone, presidente degli Agenti Marittimi Siciliani. «La Regione e le forze politiche sembrano essere più interessate alle prossime elezioni amministrative nei Comuni di Palermo e di Trapani, che al destino del porto, per il quale latita ancora il nome del presidente. Per non parlare poi delle elezioni regionali attese di qui a un anno con la prospettiva di una campagna elettorale prolungata. Ignorare in un’isola il ruolo strategico di un porto e in genere dei trasporti (fra l’altro resta senza testa anche Messina gemellato a Gioia Tauro) significa calpestare i diritti e le aspettative dei cittadini, mettendo in discussione la competitività dell’intero sistema economico isolano. Ma significa specialmente irresponsabilità». Leggi tutta la notizia
Fonte: INFORMAZIONI MARITTIME