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12 Dic 2016
Eravamo coscienti che la situazione del mercato del lavoro, complice la persistente crisi economica, stesse attraversando una ulteriore fase di degrado. Ma non ci attendevamo che le situazioni di irregolarità arrivassero a questi livelli.
E se è vero che alle sanzioni conseguenti agli accertamenti ispettivi saranno molte le imprese che riterranno giusto ricorrere, tuttavia il quadro che emerge dai dati del Ministero del Lavoro è, francamente, sconfortante e fa capire come una delle risposte che una parte del mondo imprenditoriale sta dando alla crisi è quella di ricorrere a pratiche che accentuano la differenza tra imprese regolari e irregolari e che finisce per porre fuori mercato chi intende fare business pretendendo - udite,udite! - di rispettare la legge, le norme sulla sicurezza e i diritti dei lavoratori.
Il dumping, in una parola, non viene solo dall'Est Europa. Esso è qualcosa che ci riguarda direttamente e che ci chiama a schierarciscegliendo quale modello di mercato pensiamo debba prevalere in Italia.
Per quel che ci riguarda, la scelta è da tempo fatta: siamo per la legalità, la trasparenza, la sicurezzae crediamo che debba essere possibile guadagnare anche senza ricorrere a comportamenti che non fanno certamente onore a chi li pone in essere.
Tutto ciò è particolarmente attuale in occasione della puubblicazione, da parte della Direzione generale per l’Attività Ispettiva, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in data 1° dicembre 2016, dei risultati dell’attività di vigilanza, svolta dagli ispettori del lavoro, aggiornati al III trimestre 2016 (per la precisione, al 22 settembre 2016).
L’esito dei controlli svolti evidenzia il conseguimento di risultati che, confrontati con quelli dei primi tre trimestri dell’anno precedente, appaiono assai significativi.
Nel periodo considerato, infatti, il personale ispettivo ha effettuato ben 103.348 accessi presso le aziende, a cui vanno aggiunti 5.104 accertamenti in materia di Cassa integrazione straordinaria, di Cassa integrazione in deroga, di Contratti di solidarietà e di patronati.
I 94.025 accertamenti ispettivi, già definiti al 22 settembre, hanno fatto emergere un tasso di irregolarità complessivo pari a circa il 61%, più alto di quello registrato nei primi tre trimestri dello scorso anno, attestatosi al 59,51%.
Gli illeciti scoperti hanno portato alla contestazione nei confronti di ben 57.307 aziende, per un totale di 64.387 lavoratori interessati da irregolarità (di cui 1.124 extracomunitari).
Per quanto concerne il settore trasporto e magazzinaggio (indicato con la lettera “H” nelle tabelle diffuse dalla D.G. Attività Ispettiva, nel rispetto delle macrocategorie previste dalla classificazione Ateco), i dati forniti evidenziano quanto segue:
E’ particolarmente importante rimarcare come l’alto tasso di irregolarità riscontrato tra le aziende ispezionate confermi il continuo miglioramento della delicata fase di pianificazione dell’azione ispettiva.
Si è infatti passati da una attività tesa alla ricerca di illeciti attraverso accertamenti di massa, ad un’attività ispettiva orientata in senso “qualitativo”; mirata, cioè, ad obiettivi preventivamente e accuratamente selezionati e caratterizzati da fenomeni patologici particolarmente rilevanti ai fini ispettivi.
Le ispezioni hanno inoltre consentito di far emergere uno spaccato che testimonia la precarietà persistente del tessuto imprenditoriale italiano e il tentativo di dare risposta a difficoltà strutturali attraverso escamotages assolutamente inaccettabili e, oltre tutto, neppure efficaci rispetto all’obbiettivo di ricondurre le imprese che li applicano a poter competere efficacemente sul mercato internazionale.
Nello specifico, in occasione dei controlli sono stati trovati 30.416 lavoratori occupati “in nero” dato in aumento di circa l’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Sono stati inoltre adottati provvedimenti di sospensione dell’attività nei confronti di 5.483 aziende a causa dell’impiego di personale non dichiarato in misura pari o superiore al 20% di quello presente al momento della visita ispettiva, con una leggera contrazione rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno (n. 5.658 sospensioni adottate).
Nel periodo di riferimento sono stati accertati fenomeni di esternalizzazione irregolare dei processi produttivi nei confronti di 8.962 lavoratori con un considerevole incremento, pari a +86%, rispetto ai dati rilevati nel periodo dal 1 gennaio al 30 settembre dell’anno precedente.
Altre significative irregolarità riscontrate hanno inoltre riguardato la riqualificazione di numerosi rapporti di lavoro fittizi di fatto consistenti in veri e propri rapporti di lavoro subordinato (5.601), dato anch’esso in aumento (+ 4%) rispetto a quello rilevato nei primi tre trimestri del 2015.
Inoltre, sono state contestate numerose violazioni in materia di:
Da evidenziare, infine, il sensibile incremento delle irregolarità, di natura penale, relative all’impiego di 1.124 lavoratori extracomunitari clandestini, a fronte di 1.081 lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno rilevati nei primi tre trimestre dell’anno 2015.
La recentissima approvazione, da parte del Parlamento, della legge sul contrasto al caporalato lascia ritenere che si assisterà ad un ulteriore accentuazione nella scoperta di situazioni irregolari, ma anche ad un decremento notevole, in termini assoluti, dell’occupazione che oggi viene considerata, non a torto, irregolare, con risultati che, sul piano economico, andranno attentamente valutati per cercare di evitare che la lotta agli illeciti non determini un rinculo occupazionale che potrebbe perfino far giungere a forme di ribellismo, magari sotto la bandiera – falsa ma assai intrigante - del “si stava meglio quando si stava peggio”
Fonte: ASSOTIR