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24 Nov 2016
TRIESTE - "Siamo pronti per accogliere merci cinesi purché gli accordi siano stretti con strategia win-win, in cui entrambi le parti hanno benefici". Così il presidente di Adsp Adriatico Orientale, Zeno D'Agostino, al convegno "Hong Kong e il Porto di Trieste sulla 'Via della seta del XXI secolo' in Porto Vecchio. D'Agostino ha detto che il Porto di Trieste "ha una capacità attuale di 11 mila treni l'anno" ma che ne circolano 7.400. Grazie alla ristrutturazione della Stazione di Campo Marzio e altri piccoli interventi e dopo l'approvazione recente del Piano regolatore, "salirà a 20 mila treni/anno".
Entro tre anni Campo Marzio sarà messo in grado di operare, "nuovi investimenti a mare verranno fatti dai privati" a breve, dunque lo scalo è pronto per entrare nel progetto "One belt one road". D'Agostino immagina "un incontro tra un Paese che ha grande potenza industriale e finanziaria e uno che possiede il know-how, in settori strategici e di punta, come in generale la cultura produttiva italiana". D'Agostino ha ribadito che lo scalo ha tre caratteristiche attrattive: fondali profondi, intermodalità efficiente, porto franco.
Gianluca Mirante, direttore Italia di Hong Kong Trade Development Council (nella Penisola dal 1972), che si occupa di attivare buyers locali verso l'Occidente ma aiuta anche aziende occidentali a vendere i loro prodotti in Cina attraverso l'hub Hong Kong, gli spazi per il business ci sono ma occorre che le "piccole aziende italiane si aggreghino e facciano sistema". Il Made in Italy "ha un buon indice di penetrazione nel mercato". Da questo punto di vista, Trieste può essere un interessante scalo per gli operatori di Pechino.
Ne sono convinti anche i presidenti dei Propeller Club Port of Trieste, Fabrizio Zerbini, e Port of Milan, Riccardo Fuochi. "Trieste è l'unico porto italiano con traffici internazionali che viaggiano su ferrovia con grande risultato anche ambientale e uno dei pochi che può accogliere qualunque tipo di nave grazie ai fondali di 18 metri", sottolinea Zerbini. Fuochi ha segnalato che Pechino "è impegnata in una fase di cambiamento, non è più trainata da export con mano d'opera a basso costo ma dai consumi interni". Dovrà "trovare uno sbocco per la sovraproduzione, dunque, che è la Silk Road, proseguimento del Go West di Deng Xiaoping". Trieste potrebbe intercettare questa esigenza e divenire hub per l'Europa.
Fonte: ANSA