Cerca Aziende di:
07 Ott 2016
GENOVA - I terminal container in costruzione nel mondo aggiungeranno 214 milioni di teu di capacità al sistema portuale entro il 2018. Lo ha calcolato l’analista di mercato Ds Research, società guidata da Daniel Schaefer, sulla base dei progetti in uno stadio avanzato di realizzazione. Su un’orizzonte più ampio, che arriva al 2021, Schaefer ha stimato che i progetti che sono stati presentati potrebbero portare a un aumento della capacità di 400 milioni di teu. Ma l’analista dubita che, stante l’attuale situazione di ristagno della domanda, tutte le opere procedano nei tempi annunciati. “WorldCargoNews” ricorda ad esempio come l’ambizioso progetto del terminal T4 ad Abu Dhabi sia attualmente sospeso. «Abbiamo giudicato - ha detto Schaefer - che molti dei progetti sotto costruzione (entro il 2018, ndr) siano progetti solidi. Tutti gli altri progetti sono tentativi, nel senso che attualmente non hanno ancora una significativa copertura finanziaria».
Il proliferare di progetti e di cantieri appare tanto più sorprendente se si considera l’andamento dei traffici, sia a livello mondiale sia europeo. Il 2015 è stato un anno difficile per il commercio marittimo containerizzato. Il traffico complessivo dei porti, secondo ds Research, è stato di 684 milioni di teu, con un aumento di soltanto 1,4 per cento rispetto al 2014. Si tratta di un aumento della domanda di 9,6 milioni di teu in un anno, con un ritmo molto basso rispetto alla prevista offerta dell’offerta terminalistica di 214 milioni di teu in due anni. Se poi si considera soltanto il contesto europeo, la situazione appare ancora più critica, perché nel 2015 il saldo è stato negativo. Nei porti europei il traffico è diminuito dell’1,5 per cento, passando a 110,3 milioni di teu dai 112 milioni del 2014. E’ il primo declino registrato dal principio della crisi, nel 2008.
Per quanto riguarda i porti dell’Europa meridionale, lo studio di Ds Research, denominato “Container terminal project pipeline” (Ctpp), nota che le eccezioni positive sono rappresentate da porti di transhipment come il Pireo, in Grecia, Marsaxlokk, a Malta, e Sines, in Portogallo. Risultati positivi che vanno attribuiti alla ripresa dell’appetibilità degli hub di trasbordo per le compagnie marittime alle prese con il gigantismo, e non è un indizio di ripresa dell’economia. In Mediterraneo le prestazioni migliori sono quelle dei porti della Turchia, con un aumento medio del 7 per cento all’anno dal 2008. Per gli altri scali pesa invece il cattivo momento economico. «Negli ultimi 3 o 4 anni - ha spiegato Schaefer - condizioni finanziarie favorevoli hanno fatto dimenticare che la crescita della domanda era debole, portando alla costruzione di un eccesso di capacità nel settore dei terminal container. Lo sviluppo della domanda nel 2016 probabilmente determinerà con che ritmo e su quali obiettivi i terminalisti reindirizzeranno i loro programmi di spesa fino al 2018 e oltre».
Le zone che rischiano maggiormente di trovarsi con i piazzali vuoti sono l’area intorno al Canale di Panama, il Golfo Perisco, il Golfo di Guinea e l’India, dove la nuova capacità che verrà offerta sarà equivalente all’intero traffico che ogni singola zona ha movimentato nel 2015. In pratica, per riempirsi il volume della merce dovrebbe raddoppiare. Leggi tutta la notizia
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH