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06 Ott 2016
Nel corso del recente incontro organizzato a Treviso da Assologistica con il patrocinio della locale Unindustria, si é fatto il punto sulla situazione di questa importante area produttiva nazionale che, con le oltre 8.000 imprese che hanno chiuso i battenti durante la crisi, ad oggi fatica a riprendersi quel ruolo che l’aveva distinta in passato e di cui era divenuta un esempio emblematico. Fondazione Nord Est ha evidenziato che la contrazione del PIL era già avviata nel 2000 con un valore di 191 miliardi uguale a quello registrato nel 2014, un segno che va interpretato con una capacità di tenuta delle imprese, in media analoga ad altre aree produttive europee, specie sui mercati esteri con un aumento dell’export nel periodo 2009-2014 che ha raggiunto i 74 miliardi di euro passando nel periodo dal 30 al 38%. Il blocco totale della domanda interna, la caduta nei consumi e negli investimenti, assieme alla contrazione delle vendite nei cosiddetti paesi BRIC, su cui ci si erano fatte troppe illusioni ma che per motivi economici o politici hanno rallentato il nostro export, hanno dimostrano che le nostre imprese hanno avuto grande capacità di presidiare i mercati esteri aumentando l’export del 2,4% verso l’Europa, in particolare Regno Unito, Germania e Francia, dell’1,8% verso gli USA e del 1,3% verso l’Asia.
Ma cosa impedisce l’aumentare di questi valori ed avere una crescita superiore?
A questa domanda i partecipanti che si sono succeduti hanno dato risposte concordi: le carenze delle nostre PMI focalizzate sulla produzione e sulla vendita ma che hanno trascurato, affidandola a terzi, la gestione della logistica. Una logistica che non consiste più solo sul semplice trasporto dal produttore all’acquirente ma, ancor più con l’avvento dell’e-commerce, è un insieme di nuovi servizi a valore aggiunto che vengono terziarizzati. E’ importante tornare a produrre ma non più puntando solo suoi costi bensì anche, ed in misura maggiore, sulla qualità, un ritorno alla manifattura con le necessarie competenze che sostenga il settore della logistica e dei servizi. Analizzata la rivoluzione che l’e-commerce ha portato sia nel commercio ma ancor più nella logistica dove si sono create nuove opportunità che spaziano dal “customer care” alla gestione dei resi ed al loro reinserimento nelle vendite, al trasporto con la tracciatura degli ordini fino alle consegne su appuntamento o in luoghi predefiniti. E già qualche grossa azienda di e-commerce, operante a livello globale, sta già vendendo non più solo prodotti ma tutti questi servizi collegati, anche nel nostro paese. Altro argomento che frena lo sviluppo è la scarsa reattività del Sistema Paese, specie dal lato della pubblica amministrazione, nel recepire ed adeguarsi a tali innovazioni dove paradossalmente nel tentativo di fare aumentare il PIL si pensa ancora a creare infrastrutture invece che fornire agevolazioni all’industria. Si sono imposti adeguamenti per realizzare scali ferroviari in grado di gestire convogli da 750 m., ma non ce n’è neppure uno in circolazione in Italia. La richiesta è stata quella di dare efficienza ai corridoi di trasporto che ci riguardano, non limitarsi a progettarli e disegnarli, evitando la realizzazione di doppioni di infrastrutture con le quali si aumenta il PIL ma non la crescita economica. Ed infine decidere quali aree sviluppare con una certa vocazione ed interconnetterle in rete con strutture ferroviarie ed intermodali dove siamo ancora legati ai problemi dell’ultimo miglio con carenze sull’elettrificazione delle linee obbligando alla trazione con le motrici diesel. Da non ultimo il rinnovamento del sistema e della rete ferroviaria può concorrere a migliorare la qualità della vita, un miglioramento che se realizzato a dovere ci può rendere competitivi incidendo sui costi e sull’attenzione all’ambiente. Se non si provvederà a dare risposte certe non avrà più senso parlare di Nordest e, forse, si potrebbe arrivare a parlare di “Norexit” dall’attuale burocrazia mortale per lo sviluppo economico.
Fonte: TRASPORTI WEB