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18 Lug 2016
ROMA - I porti italiani hanno avuto poche settimane, dopo l’approvazione delle linee guida internazionali e il loro recepimento in Italia lo scorso maggio, per adeguarsi alla norma internazionale (emendamento alla convenzione Solas) che obbliga a pesare i container prima dell’imbarco. Nonostante l’invito dell’Imo a non essere troppo fiscali nella fase (cominciata il primo luglio scorso) di introduzione della norma, il timore da parte di amministrazioni e operatori era che prevalesse la mancanza di preparazione sia per quanto riguarda gli strumenti di pesatura certificati, sia per quanto riguarda la conoscenza delle procedure da parte degli operatori - dai caricatori agli autotrasportatori - sia infine per quanto riguarda gli strumenti informatici attraverso cui viaggia l’informazione richiesta, ossia il cosiddetto documento Vgm (verified gross mass). Tutto questo poteva portare a intasamento del flusso di traffici, costi aggiuntivi e anche contenziosi legali.
Alcune settimane dopo l’entrata in vigore dell’emendamento qual è la situazione?
«I risultati definitivi e un bilancio complessivo - risponde il presidente di Assoporti, Pasqualino Monti - non potranno ragionevolmente essere disponibili prima di tre mesi. A fine estate si potrà valutare con chiarezza quanto le nuove norme sulla pesatura dei container abbiano effettivamente inciso sull’operatività dei porti, quali oneri e eventuali ritardi abbiano provocato, e quindi perfezionare ulteriormente le soluzioni operative».
Al di là dei dati ufficiali, qual è la prima impressione?
«Già oggi si può affermare, senza timore di smentite, che i maggiori porti italiani, e con loro i principali terminal sia portuali che retroportuali, hanno brillantemente superato quello che potrebbe essere definito uno stress test. Leggi tutta la notizia
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH