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05 Lug 2016

Gounon: ''La Tav farà grandi affari con l’Eurotunnel''

 

Il giro d’affari della galleria è salito del 34% l’anno scorso grazie alla chiusura del principale concorrente via mare.

 

PARIGI - «Siamo a prova di Brexit». Il presidente di Eurotunnel, Jacques Gounon, non è preoccupato dalle conseguenze del “leave”. La società che gestisce quel traforo che nel 1994 ha di fatto unito il Regno Unito al Continente, non teme un impatto sul traffico da una parte all’altra della Manica. «Il nostro business non cambierà», spiega Gounon, nominato undici anni fa alla guida del gruppo, che ha risanato e lanciato verso nuovi mercati: 1,2 miliardi di euro di giro d’affari l’anno scorso, con un incremento del 5%. Il titolo Eurotunnel ha però subito un tracollo nei giorni dopo il referendum, perdendo fino al 30%, e ora fatica a riprendersi. Ma Gounon resta ottimista: «Da un punto di vista finanziario – spiega – una riduzione del valore della sterlina ridurrebbe l’ammontare del debito in quella valuta, aumenterebbe i costi per i concorrenti che effettuano il servizio di collegamento via mare e supporterebbe l’export britannico compensando gli effetti negativi ». Nell’organizzazione dell’attività per ora non cambia nulla. Il Regno Unito non è nello spazio Schengen: i controlli doganali da una parte e dall’altra del traforo resteranno come prima. «Anzi, sono già stati rafforzati ai massimi livelli per via della pressione migratoria», racconta Gounon. Nell’ultimo anno, intorno all’ingresso del traforo a Calais sono state issate barriere e si sono addirittura usati metodi discutibili come l’allagamento dei terreni per impedire ai migranti di introdursi nel traforo, rischiando la vita nel tentativo di raggiungere l’altra sponda.

 

Da qualche tempo si sono anche mobilitati dei droni per sorvegliare la zona. Aperto 365 giorni all’anno, ventiquattro ore su ventiquattro, l’Eurotunnel ha 2.500 dipendenti francesi e britannici che organizzano e gestiscono il flusso delle navette. Un treno ogni tre minuti nelle ore di punta. Da quando è stato aperto il San Gottardo, non è più il traforo più lungo del mondo. «Ma restiamo l’unico sotto al mare», precisa Gounon secondo cui gli affari vanno a gonfie vele. Eurotunnel è soprattutto una delle più grandi autostrade ferroviarie: 1,6 milioni di Tir viaggiano ogni anno sui binari sotto alla Manica grazie alle navette. Il trasporto merci è il primo business della società. Rispetto ai traghetti, il passaggio nel traforo costa di più ma offre molti vantaggi, tra cui il più oggettivo è il tempo: solo trentacinque minuti per fare la traversata, un dato importante per i camion frigoriferi e tutti i beni che devono essere consegnati “just in time”. Non a caso il traffico nel traforo è molto più intenso durante la notte per poter consegnare all’alba nei mercati i prodotti freschi. Sulle navette viaggiano anche le macchine: 2,5 milioni di automobilisti ogni anno, un numero che aumenta anche grazie a nuovi servizi offerti dalla società, come la rete 4G durante tutto il viaggio o la clinica veterinaria messa a disposizione per il trasporto di animali domestici, oltre 250mila all’anno. Una macchina su dieci nel Tunnel ha un cane o un gatto a bordo. «Quando sono stato nominato nel 2005 una delle mie prime decisioni è stata quella di sviluppare servizi personalizzati», ricorda Gounon. Il terminal di Coquelles che occupa un perimetro di quasi cinquanta chilometri quadrati è stato ristrutturato come un aeroporto. «Nel 2015 abbiamo trasportato 21 milioni di passeggeri, siamo più grandi di Linate». Eurotunnel offre tariffe differenziate e assistenza specializzata, ad esempio a chi deve trasportare auto o moto d’epoca. Il rapporto con Eurostar, la società che fa viaggiare i treni passeggeri, non è stato facile in passato. La compagnia ferroviaria, e in particolare i soci francesi di Sncf, hanno spesso protestato per il pedaggio troppo elevato. «Ma da quando i britannici hanno venduto la loro parte a un investitore privato le cose funzionano meglio», commenta Gounon. Il traffico merci in provenienza dall’Italia è forte: oltre 80 milioni di euro in scambi commerciali ogni giorno passano nel traforo sotto alla Manica. Un flusso in crescita ( +34% l’anno scorso) anche a causa della scomparsa di My Ferry Link che non opera più sul Canale. I camion con targa italiana sono oltre 30mila all’anno ma il flusso indiretto che viene dal nostro paese è almeno il doppio. Fiat è il primo cliente indiretto, soprattutto con il trasporto di pezzi di ricambio.

 

Il presidente di Eurotunnel guarda con interesse a nuove linee allo studio, in particolare l’alta velocità tra Torino e Lione. «È un progetto indispensabile», commenta pensando ai no-Tav. «Non metterà in crisi il trasporto merci su strada. Infrastrutture come la nostra hanno dimostrato che si crea un traffico proprio». Gounon cita la crescita economica provocata grazie a Eurotunnel negli ultimi due decenni. «Il giorno in cui sarà aperta la Tav gli scambi commerciali con l’Italia raddoppieranno. Il ritardo sul cantiere in Val di Susa è davvero una perdita. Intanto si sviluppa la concorrenza, con la nuova relazione tra Italia e Germania grazie al San Gottardo». Anche l’argomento economico dei no-Tav, secondo il presidente di Eurotunnel, è debole. Il costo del nostro traforo è stato di 15 miliardi di euro in valore attuale, di cui 5 miliardi di materiale ferroviari e 5 di costi finanziari. Per la Torino-Lione l’incidenza sarà minore. «All’inizio degli anni Novanta il denaro costava ancora tanto, oggi i tassi di interesse permettono di lanciare infrastrutture con uno sforzo finanziario molto meno importante». Leggi tutta la notizia

 

 

Fonte: LA REPUBBLICA

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