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21 Giu 2016
UDINE - Durante il recente incontro bilaterale tra i ministri dei trasporti di Italia, Graziano Delrio, e Slovacchia, Roman Brecely, il nostro Paese ha protestato in maniera decisa con quelli dell’Est Europa per la concorrenza sleale che i loro autotrasportatori fanno nei confronti delle imprese europee.
«Abbiamo discusso molto duramente con i paesi dell’Est sul tema del cabotaggio e del dumping - ha detto il ministro - perché le misure di contrasto prese da Francia e Germania hanno provocato dure reazioni. Al ministro della Slovacchia, che assumerà dal primo luglio la presidenza del consiglio dell’Unione europea, ho detto che non è possibile che vi siano regole diverse.
Non possiamo mettere a repentaglio la sicurezza sulle nostre strade con autisti che guidano 16 ore senza riposo e su camion vecchi e inquinanti, e che fanno concorrenza sleale alle nostre imprese non pagando i contributi ai lavoratori.
Il Governo ha la massima apertura verso le liberalizzazioni, ma servono regole precise e premi per chi le rispetta. La commissione deve fare un salto di qualità su questo versante perché il mercato oggi ha difficoltà oggettive».
E in effetti nel Nordest i numeri sono da débacle. Dal 2000 al 2015 il settoredel trasporto merci su strada ha perso un quarto delle imprese, scese dalle 18 mila 640 del Duemila alle 13 mila 538 del 2015. Ogni giorno, in sostanza, una ditta ha chiuso e molte delle colpe sono legate proprio alla concorrenza sleale in un Paese dove ancora oggi il 90 per cento delle merci viaggia su gomma.
Il fenomeno del cabotaggio illegale è prassi e i controlli sono insufficienti o poco efficaci. Secondo uno studio presentato dal ministero delle Infrastrutture nel 2011, l’Italia presentava il costo di esercizio per chilometro più alto d’Europa, ovvero 1,542 euro, contro l’1,466 euro dell’Austria, l’1,346 della Germania e l’1,321della Francia. Se ci si sposta verso Est il divario di amplia: om Slovenia il costo d esercizio per chilometro era di 1,232 euro, in Ungheria 1,089 euro, in Polonia 1,054 euro e in Romania è addirittura 0,887 euro.
Il Friuli Venezia Giulia è in prima linea nel dover affrontare una concorrenza che ha già “strangolato” tantissimi “padroncini”. D’altronde come difendersi contro chi non rispetta le norme di sicurezza sui mezzi, impegna gli autisti in viaggi ininterrotti anche di 16 ore, riduce al limite del sostenibile le spese.
E’ anche vero che la crisi non ha solo queste ragioni: il settore, infatti, si presenta in maniera frammentata: il piccolo non è detto che sia sempre più bello e la strada delle fusioni e dei consorzi rappresenta spesso una alternativa irrinunciabile.
Fonte: MESSAGGERO VENETO