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10 Mag 2016
«Stiamo lavorando ad accordi internazionali con i grandi operatori e le nazioni vicine, la Francia, la Svizzera, la Germania e anche i Paesi dell’Est, per fare in modo che l’Italia sia sempre di più il grande pontile a disposizione di tutta l’Europa». Così il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, in un videomessaggio all’assemblea della genovese Assagenti, la più rilevante associazione italiana degli agenti marittimi, ha messo in risalto i passi che il Governo sta facendo per valorizzare il sistema marittimo e portuale italiano.
«Perdiamo – ha sottolineato il ministro - decine di miliardi l’anno per le inefficienze logistiche, cioè per il fatto che i porti non sono collegati con la ferrovia o non ci sono le grandi arterie di comunicazione che escono dai porti. Li perdiamo per mancanza di programmazione e unione tra i vari nodi della rete, dagli interporti, ai porti, alle ferrovie, alle strade. E quei miliardi sono costi a carico delle imprese che dobbiamo evitare perché vogliamo rendere le aziende italiane più competitive a livello internazionale». Proprio per migliorare l’efficienza del sistema portuale-logistico il Governo, ha ragionato Delrio, sta stringendo accordi internazionali con i Paesi vicini e «sta lavorando molto sull’ultimo miglio ferroviario dentro i porti. E poi sui fast corridor (i corridoi veloci per le merci prima dello sdoganamento, ndr), il preclearing (sdoganamento a bordo, ndr) e lo sportello unico doganale». Il ministro ha anche spiegato di volere «soprattutto un sistema portuale che ragioni come un unicum e non come tante repubbliche marinare che agiscono ciascuna per proprio conto. Il nostro Paese sarà più forte se i porti impareranno a cooperare».
Infine Delrio ha fatto cenno agli stati generali della logistica del Nordovest, tenutisi in aprile a Novara, durante i quali «l’esperienza fatta con i presidenti di Liguria. Piemonte e Lombardia ha indicato una strada molto forte di cooperazione tra Stato, Regioni e operatori commerciali».
Cooperazione ma non senza critiche, visto che il governatore della Liguria, Giovanni Toti, ha sostenuto che la riforma della portualità varata dal Governo va nella direzione di una «programmazione filosovietica», dato che accentra il potere decisionale nelle mani dello Stato e della politica.
L’assemblea di Assagenti (l’ultima guidata da Gian Enzo Duci, a fine mandato, al quale si prepara a succedere Alberto Banchero) si è anche interrogata sul ruolo degli agenti marittimi. Un lavoro per il quale, secondo Augusto Cosulich, ad della Fratelli Cosulich, c’è ancora spazio di crescita, nonostante il momento difficile, «una sorta di terremoto», provocato dalle grandi compagnie marittime che aggregandosi tendono, sempre più, a farsi rappresentare dai propri uffici nei porti e meno da agenti indipendenti. Secondo Cosulich, però, questi uffici difettano di conoscenza del territorio e, per questo, alcune compagnie stanno comunque rivolgendosi ad agenzie marittime.
Pur mostrandosi ottimista, Cosulich ha posto l’accento su «due ostacoli» che complicano il quadro d’insieme: «Le concessioni portuali, prima di tutto (il riferimento è anche al freno posto dal Consiglio di Stato al nuovo regolamento steso dal Governo, ndr). Abbiamo terminalisti capaci, che sono leader mondiali; vogliamo dare loro regole certe? I terminalisti vogliono investire ma come si può pensare che impegnino 100, 200 milioni se poi hanno concessioni che durano due o tre anni?». Leggi tutta la notizia
Fonte: IL SOLE 24 ORE