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27 Apr 2016

In Piemonte il fronte dell’interporto

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Dopo gli Stati Generali di Novara venerdì al ministero dei Trasporti si definiscono le nuove normative.

 

 

Torna al centro dell'attenzione politica il nodo della logistica. Come intercettare i flussi merci della Liguria. Dopo gli Stati Generali di Novara venerdì al ministero dei Trasporti si definiscono le nuove normative. Una chance per la regione.



“Occorre sgomberare il porto dalle operazioni di smistamento delle merci”. È il 1963 quando l’armatore genovese Giacomo Costa trova in Piemonte nelle campagne del Tortonese, la soluzione a quel problema che egli stesso, prima di altri, aveva individuato come ostacolo allo sviluppo dei traffici marittimi. A Rivalta Scrivia nasceva in quell’anno la Città delle merci, la prima banchina ligure in terra allobroga, il primo di quelli che oggi si chiamano interporti. Oltre mezzo secolo dopo, gli scali marittimi e le loro propaggini lontane dal mare devono affrontare altri problemi, nuove sfide: navi sempre più grandi, traffici in aumento, competitività globalizzata, grandi corridoi ferroviari di collegamento internazionali, ma anche incrostazioni del sistema da far impallidire quelle delle chiglie. Dopo non pochi intoppi iniziali e altrettante resistenze spesso mosse da interessi particolari o di poltrone, la riforma delle Autorità Portuali con riduzione delle stesse sembra aver imboccato la corsia giusta. È un risultato a portata di mano, ma non basta. Rischia di non produrre compiutamente l’effetto voluto – strategie meno parcellizzate, risparmi, maggiore competitività verso la concorrenza straniera, dei grandi scali del Nord Europa innanzitutto – se un’altra riforma non correrà parallelamente a questa e, soprattutto, alla stessa velocità: quella degli interporti. Lo hanno detto chiaramente i presidenti di Piemonte,Lombardia e Liguria poco meno di un mese fa agli Stati Generali della logistica a Novara.



Se ne tornerà a discutere venerdì al ministero dei Trasporti in un incontro con tutti i soggetti interessati, a partire dai vertici degli stessi interporti, nel quale si farà il punto sull’iter della proposta di legge, passata alla Camera, ma ferma da un po’al Senato. Tra le finalità principali del testo: definire le caratteristiche degli interporti, razionalizzare l’uso del territorio, accrescere i flussi, ma anche normare la governance, considerato che queste società spesso hanno partecipazioni pubbliche pesanti (nel Cim di Novara, la Regione possiede il 30%, il Comune di Novara il 16,88% e altre partecipazioni minori sono sempre in mano pubblica , lo stesso vale per Sito di Orbassano dove FinPiemonte Partecipazioni pesa per il 52,74%) anche se, in Piemonte, è in programma una riduzione della presenza regionale in questi asset. Altra necessità posta in evidenza dalla Uir (Unione interporti riuniti, l’associazione di rappresentanza delle cosiddette banchine asciutte) è quella di superare una normativa frutto, fino ad oggi, di disposizioni legislative a spot, lontane da un testo che contribuisca a dare vita –anche sotto il profilo regolamentare – a quel sistema integrato, auspicato da Sergio Chiamparino, Giovanni Toti e Roberto Maroni nell’incontro di Novara.



In questa direzione va il memorandum d’intesa sottoscritto, in quell’occasione, dall’assessore ai Trasporti del Piemonte, Francesco Balocco con i presidenti di Sito, Giovanni Battista Quirico, di Cim, Maurizio Comoli, e dal vicepresidente di Rivalta Terminal Europa,Dirk Verwimp. Ed è lo stesso Balocco, oggi, a vedere con favore l’iniziativa in programma per venerdì al ministero di Graziano Delrio. Iniziativa “che spero contribuisca a velocizzare l’iter della legge sui interporti. Perché è chiaro – sostiene l’assessore allo Spiffero - e lo andiamo ripetendo in ogni occasione che lo sviluppo dei porti non può esistere senza quello delle piattaforme logistiche. Così come abbiamo ribadito a Novara la necessità di un governo dei corridoi ferroviari, quello della Torino-Lione, ma non solo. In questo quadro c’è Rivalta, c’è Novara e ci deve essere anche Alessandria il cui scalo ferroviario deve essere utilizzato in questo scenario futuro, ma non troppo, della logistica legata ai porti”.



Porti che, come osserva il senatore Pd Daniele Borioli, membro della commissione Trasporti di Palazzo Madama, “se vanno verso una aggregazione strategica, come nel caso diGenova e Savona, devono trovare nei retroporti una analogo sistema in grado di dare risposte adeguate e di saper affrontare le sfide di altri scali internazionali”. Un esempio che parrebbe banale, ma non lo è riguarda le aree doganali: “È indispensabile che siano le stesse, il retroporto di Genova deve poter agire nella stessa area del porto. In questo modo si evitano problemi, complicazioni burocratiche. Stesso discorso vale per i sistemi informatici – osserva il parlamentare dem, già assessore ai Trasporti nella giunta regionale di Mercedes Bresso – usare protocolli comuni per gestire merci e flussi di trasporto non può che accentuare la competitività”.



Sinergie tra scali marittimi e banchine asciutte sono fondamentali. Senza un adeguato sistema di interporti e una normativa che li costringa a essere sempre più sistema integrato, i porti non potranno crescere, tantomeno sostenere l’aumento di flussi delle navi sempre più grandi che già interessano, per restare vicino al Piemonte, gli scali liguri. L’appuntamento di venerdì al ministero è un’ulteriore tappa per raggiungere – anche con una riforma normativa – un obiettivo cruciale per lo sviluppo economico. Perché, come sostiene lo stesso Borioli “o si naviga sull’onda del processo di innovazione e miglioramento, cercando di governare la nave e si arriva in porto. Oppure si cerca di fare resistenza e si rimane travolti”.

 

 

Fonte: LO SPIFFERO

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