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20 Apr 2016
BERGAMO — “Se non facciamo squadra saranno presto problemi per il mondo del trasporto e delle imprese italiane”. E’ la previsione di Angelo Nascenzi, responsabile trasporto internazionale di Anita (l’Associazione nazionale imprese trasporti automobilistici).
La conclusione arriva al termine di un convegno organizzato dal gruppo Sit (Servizi innovativi e tecnologia) di Confindustria Bergamo che si è tenuto nel pomeriggio nella sala giunta di via Camozzi.
Al centro dell’assise, introdotta dall’imprenditore Silvano De Rui (patron di Gls Bergamo) e moderata da Franca Delle Chiaie, il trasporto internazionale di merci, sempre più in espansione con globalizzazione dei mercati, ma con più di un’insidia per le imprese che non sono a conoscenza delle normative in materia.
Il seminario ha offerto una panoramica sulle regole che disciplinano i trasporti internazionali, combinati e di cabotaggio in Italia ed all’estero. Nella sua disamina, l’avvocato Giacomo Salvagno (responsabile del settore legale e fiscale di Anita) ha descritto un mondo molto “regolato” da normative nazionali, europee e extraeuropee, ma paradossalmente “selvaggio” nella sua operatività, dove le maglie in certi segmenti sono troppo larghe e consentono concorrenza sleale che i vettori italiani stanno, ahinoi, subendo.
Le imprese di trasporto italiane hanno un grado di affidabilità elevato ma costano più di quelle straniere. Penalizzate da un costo della manodopera (“leggasi contribuzioni pensionistiche”, ha sottolineato De Rui) più alto rispetto all’Est Europa, così come da un costo del gasolio più elevato, le italiane partono svantaggiate fin dai costi di esercizio e rischiano di finire fuori mercato. Soprattutto se il mercato è fatto da operatori stranieri già presenti, che sfruttano subappalti su subappalti, su subappalti.
Per arginare l’aggressività della concorrenza straniera che preme per entrare nel nostro mercato e sbaragliare il campo, a livello italiano sono stati introdotti alcuni accorgimenti normativi come la cosiddetta “regola dei tre viaggi”.
Ma è evidente che un ulteriore cedimento normativo in sede europea potrebbe avere effetti letali. “Dobbiamo evitare la colonizzazione di operatori che non si fanno molti scrupoli” ha spiegato Nascenzi. “Un’ulteriore apertura porterebbe a un’invasione di operatori di Romania, Bulgaria e Paesi baltici che prima abbasserebbero le tariffe per fare tabula rasa dei vettori italiani. Poi, una volta sgombrato il mercato, riporterebbero le tariffe allo stesso livello di quelle operate dagli italiani”.
La soluzione strategica messa sul tavolo è “uscire dalle autorizzazioni Cemt e andare ad accordi bilaterali con i singoli paesi, poi puntare su un’offerta sempre più intermodale”, ha continuato Nascenzi. “I vettori italiani avranno difficoltà sempre maggiori se non si mettono nell’ottica che l’autotrasporto su gomma presto non basterà più”.
Il riferimento è all’Austria e alla Svizzera, i due paesi attraverso i quali passano le merci italiane dirette Germania. Vienna nel prossimo futuro aumenterà progressivamente i divieti di transito di veicoli industriali in Tirolo. Da settembre 2016 è previsto il divieto di trasporto su strada di rifiuti, pietre, terra, materiali di sterro, legname e sughero. Dal prossimo dicembre i divieti verranno estesi anche a minerali ferrosi e non, acciaio (escluso quello per cantieri), marmo, travertino, piastrelle e ceramiche. Il che per le imprese italiane significherà un aumento dei costi di trasporto e di conseguenza dei prodotti.
La Svizzera, oltre all’aumento dei pedaggi e della tassazione sull’autotrasporto, progetta invece di trasferire 50 milioni di tonnellate di merci sui treni che passeranno dal nuovo tunnel del San Gottardo.
Fonte: BERGAMO SERA