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01 Apr 2016
E' un fenomeno, economico e sociale, che sfioriamo lungo le nostre strade. I tir che incrociamo ogni giorno hanno prevalentemente targhe estere, dei paesi dell'Est in particolare, ma non solo. E' la dimostrazione tangibile di un mercato del trasporto merci che ha smantellato i vecchi equilibri fondati sulla competizione sana finendo dominato da una concorrenza selvaggia, sleale, spesso praticata con metodi illeciti. Succede in Italia, accade in tutta Europa. A sconvolgere il sistema è stato il cabotaggio abusivo, cioè la trasformazione di un'attività consentita dalle norme praticata senza il rispetto delle condizioni previste: al massimo tre servizi all'interno di un paese estero da effettuarsi nell'arco di una settimana.
Così, favoriti da un sistema di controlli finora inefficace, i vettori esteri hanno potuto praticare tariffe stracciate, improponibili da parte di un'impresa nazionale. A consentire queste condizioni è il costo del lavoro inferiore, sia sul fronte dei salari che, soprattutto, su quello degli oneri contributivi (la differenza arriva a sfiorare anche il 70-80%). A ciò va aggiunto un regime fiscale decisamente squilibrato. La conseguenza è stata che molte aziende si sono trasferite in quei paesi, soprattutto dell'Est europeo, dove è possibile applicare agli autisti condizioni di lavoro meno onerose e talvolta prendendo poi "in affitto" gli autisti residenti nel territorio in cui si opera. La conseguenza è il cosiddetto dumping sociale.
E l'Europa? Finora è mancata una politica comunitaria per combattere il fenomeno che, oltre ad inquinare il mercato, negli anni avrà pesantissime ricadute sociali. Ogni paese ha cercato di rimediare in ordine sparso. E la protesta degli autotrasportatori, travolti dalla concorrenza sleale, sta montando. In Francia la mobilitazione è scattata da settimane
Questo speciale di "#Autotrasporti" focalizza il fenomeno con testimonianze, racconti, analisi e commenti. Dall'Italia e dall'Europa.
Fonte: RADIO24