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10 Feb 2016
La Commissione trasporti della Camera ha ripreso l’esame della proposta di legge per lo sviluppo del trasporto ferroviario delle merci. Niente di più condivisibile, facendo però attenzione ad affrontare temi delicati, che prevedono implicazioni tecniche, possedendo le opportune conoscenze. Perché altrimenti il meglio rischia di diventare nemico del bene. Alcune cose da avere ben chiare? Innanzitutto quando scatta la convenienza economica per il trasporto su ferro, che al di sotto dei 450/500 chilometri non esiste. Inoltre che la logistica si misura con il tempo e le rotture di carico, ovvero la sua suddivisione facendo proseguire il trasporto su più mezzi più piccoli, incidono. Questo per quanto concerne l’aspetto economico e organizzativo: poi c’è il capitolo sicurezza. Il Governo sta pensando di limitare il trasporto stradale per le merci pericolose entro un raggio di 200 chilometri spostando il resto su rotaia? Un’analisi sullo stato delle infrastrutture esistenti e sugli impianti industriali raccordati è stata realizzata? Ed è stato considerato il fatto che le stazioni ferroviarie sono prevalentemente nei centri urbani e che se durante l’operazione di trasferimento delle cisterne dal treno al camion si registrasse una fuoriuscita di materiale altamente tossico si dovrebbe evacuare quasi un’intera città? La tragedia di Viareggio non ha insegnato nulla? E non dovrebbe far riflettere il fatto che questa ipotesi, già affrontata a cavallo degli anni 1996/97, fu abbandonata dopo attente verifiche che dimostrarono tra l’altro, in modo inequivocabile, la non convenienza? Nella logistica moderna la competitività di un tessuto industriale può e deve trarre vantaggi da una rete ferroviaria adeguata: ma le case si costruiscono dalle fondamenta e non dal tetto. Leggi tutta la notizia
Fonte: STRADAFACENDO