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18 Gen 2016
Dopo i molti “meno” che i cittadini di questa parte del Piemonte hanno visto passare sotto i loro occhi (su sanità, rappresentanza e trasporti) è necessario che la Regione cominci a dare qualche segnale di segno positivo. È questione di fiducia.
Sulla questione della logistica nell’Alessandrino, occorre uscire dall’equivoco e dalle approssimazioni. Detto con tutto il rispetto istituzionale del caso, chi come gli amministratori della provincia di Alessandria lavora da anni a questo progetto non ha bisogno di sentirsi spiegare l’importanza del porto di Genova. Tant’è che è proprio con il porto di Genova che negli anni tra il 2005 e il 2010 furono realizzati gli accordi che, attraverso Slala, legarono Piemonte, Liguria, FS Logistica e, appunto, Autorità portuale di Genova. Accordi che trovarono esito nella costituzione della Società del Retroporto di Alessandria, mandata poi in soffitta dalla giunta Cota.
Sappiamo però, altrettanto bene, che l’opzione Savona può rappresentare un utile elemento complementare, alla luce dei consistenti investimenti che Maersk sta realizzando in quel porto, che certo possono alimentare i traffici verso il Cuneese e verso Orbassano, ma che in quota parte potrebbero avere convenienza a trovare sbocco su una piattaforma collocata più a est, appunto nell’Alessandrino.
D’altronde, porre ancora oggi la questione in versione “spezzatino”, come se Genova e Savona fossero destinate a rimanere realtà a se stanti e tra loro in competizione, significa ragionare con la testa voltata all’indietro. Non appena completato il disegno previsto dal Governo con il Piano della portualità e della logistica, i porti di Genova e Savona convergeranno sotto la governance di un’unica autorità e saranno inevitabilmente orientati a cooperare, più che a competere, anche nei loro processi di relazione e integrazione con le aree retroportuali e le piattaforme logistiche.
Neppure è particolarmente sorprendente la notizia che i piani e i progetti elaborati tra il 2005 e il 2010 non siano oggi più attuali. Anche se rispetto a Torino languiamo in periferia, ci siamo accorti della “grande crisi” che ha colpito il Paese. Ma ci siamo accorti anche dei primi segnali di ripresa, e vogliamo aiutare la Regione ad arrivarci pronta, mettendo a disposizione gli asset presenti sul territorio, per un progetto nuovo, diverso, attualizzato, che tocca allo Stato e alle Regioni definire e del quale, a oggi, non c’è traccia. E che alla fine favorirà non Novara o Orbassano a discapito di Alessandria, ma Piacenza o chissà chi altro in barba a tutte e tre.
Bisogna ripartire dal rapporto con Genova? Con tutte le precisazioni prima esposte, non solo diciamo “va bene”, ma riteniamo sia indispensabile. Certo, sarebbe stato lecito attendersi che qualche passo anche formale in questo senso fosse già stato fatto, da chi ha titolo e ruolo per farlo. Ma c’è sempre tempo per rimediare, naturalmente a condizione che ci sia la volontà politica per farlo.
Infine, una considerazione tutta politica rivolta al Governo della regione Piemonte. Il partito democratico della provincia di Alessandria, nei suoi vari livelli e nelle sue molte articolazioni, ha investito molto in termini di fiducia e consenso su Sergio Chiamparino e sulla sua squadra di governo, nonostante l’esclusione da essa di un rappresentante del territorio. Quella fiducia non è venuta meno. Leggi tutta la notizia
Fonte: LO SPIFFERO