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15 Dic 2015
«Nella nostra squadra ci sono un paio di persone che vengono dai magazzini Amazon. Ci dicono che rimangono stupiti di come la logistica possa avere un volto umano».Alberto Birolini è il responsabile dello sviluppo del business della società di logisticaFiege. Tedesca, ha siglato un accordo per la gestione del primo magazzino fuori della Germania di Zalando, operatore di e-commerce specializzato nelle calzature e nella moda. Il magazzino è a Stradella, in provincia di Pavia, a 18 chilometri da quello di Amazon, e in una zona che sta diventando sempre di più il cuore della logistica italiana. Non sempre con effetti entusiasmanti sul fronte dell’occupazione, sia per quanto riguarda la quantità di posti di lavoro, sia di per la qualità dei contratti.
«Spero che l’arrivo di Zalando porti occasioni di lavoro sul territorio. A oggi non lo so, le esperienze precedenti non sono confortanti», ha detto dal palco il sindaco di Stradella, Piergiorgio Maggi, in un discorso insolitamente cupo per un’inaugurazione di un nuovo stabilimento.
A un primo sguardo anche la presenza di Zalando non sembra fare eccezione alla regola di una logistica che fa perno sulle cooperative. Ma, dagli impegni del colosso dell’e-commerce e del partner Fiege, le cose sembrano partire con il piede giusto. «Abbiamo un accordo scritto secondo il quale dobbiamo giungere al 50% di assunzioni a tempo indeterminato del personale», dice Birolini. Inizialmente tutti i lavoratori saranno assunti a tempo determinato, con i livelli iniziali del contratto nazionale della logistica. Dopo 12 mesi, a seguito di una valutazione dei singoli lavoratori, ci sarà la trasformazione in contratti a tutele crescenti. «Nel giro di un altro anno e mezzo arriveremo al 50%», aggiunge. I lavoratori saranno tra 125 e 175 a seconda dei picchi settimanali e stagionali, organizzati su due turni di otto ore, per un totale di 250-350 lavoratori. Non saranno assunti da Zalando né da Fiege, ma da una cooperativa, chiamata Ucsa spa.
A Fiege Zalando ha consegnato assieme al contratto un allegato sugli “standard sociali, spiega il country manager italiano della società di e-commerce, Giuseppe Tamola. Tra questi ci sono il riscaldamento e la climatizzazione del magazzino. In caso di guasti al sistema di riscaldamento, le attività si fermeranno. «Non siamo mai stati spinti a questi livelli di standard, da altri partner», dice Birolini. Questi servizi, aggiunge, hanno comportato dei costi maggiori della media. «Ci siamo dati l’obiettivo di non far andar via le persone. Anche questo è qualcosa di diverso dalla norma della logistica italiana, dove i contratti non sono rinnovati per evitare le stabilizzazioni». Rimarranno i chilometri che i “picker” dovranno percorrere ogni giorno, ma un sistema elettronico guiderà i lavoratori tra gli scaffali indicando la via più breve per prendere i prodotti.
Se Zalando fa questa scelta è anche perché ha imparato dagli errori del passato. Nei primi anni dell’attività della società, fondata nel 2008, il sito si appoggiava a partner esterni. Le condizioni lavorative furono contestate fortemente da una serie di inchieste giornalistiche e i risultati furono diversi: furono rescissi i contratti con i partner e si costruirono magazzini di proprietà. Furono cambiate alcune policy relative alle pause, ai posti a sedere per i lavoratori, alle modalità di telecontrollo; in alcuni magazzini entrarono i sindacati. Le nuove regole furono formalizzate e fu preso l’impegno di farle rispettare anche nei futuri stabilimenti. Da qui l’accordo con il partner Fiege per lo stabilimento italiano. I sindacati inizialmente non ci saranno, «ma non porremo limiti alla loro organizzazione», dice Birolini. Leggi tutta la notizia
Fonte: LINKIESTA