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01 Dic 2015
UDINE - Quando il costo del lavoro di un autista pesa sui conti delle aziende in Est Europa appena 600 euro al mese contro i 2 mila di quelle nostrane è evidente che la partita della competizione è persa in partenza.
L’Europa che dovrebbe unire, nel caso dell’autotrasporto è invece causa di pesanti gap tra Stati membri, che in virtù di variabili come il costo del lavoro, dei carburanti e della pressione fiscale, avvantaggiano o al contrario azzoppano le rispettive imprese.
Realtà che in Friuli Venezia Giulia sono ormai allo stremo. Vittime di un’emorragia che ha ridotto lo stock di aziende attive della metà in pochi anni. Da 3 mila alle attuali mille 500. Una deriva che gli esponenti del centrodestra in consiglio regionale chiedono di arginare.
Lo fanno con una mozione presentata da Roberto Novelli (primo firmatario), Riccardo Riccardi, Elio De Anna, Diego Marini, Rodolfo Ziberna che alla giunta regionale chiedono di fare pressing sul Governo Renzi e sulla Commissione Europea, affinché vengano riviste le norme nazionali e comunitarie utili a fronteggiare il cabotaggio illegale e garantire la sopravvivenza dei nostri autotrasportatori.
Valutando al contempo, come misura tampone, l’applicazione della procedura comunitaria di salvaguardia. In virtù di quella, nel caso di una grave perturbazione del mercato dei trasporti, gli Stati nazionali possono infatti chiedere per 6 mesi (eventualmente prorogabili per ulteriori sei) la sospensione del cabotaggio.
A sentire i consiglieri regionali di Forza Italia, l’eccezione sembra scritta per il Fvg. Regione di confine che in virtù della sua posizione paga doppiamente la liberalizzazione del cabotaggio da un lato e la concorrenza, spesso sleale, dei Paesi d’oltre-confine, i quali, forti del regolamento Ce 1072 del 2009, possono effettuare fino a 3 trasporti interni successivi al trasporto internazionale.
«Per il Fvg l’introduzione di tale pratica - denuncia Novelli - ha avuto un effetto deleterio sull’autotrasporto merci che ha dovuto e deve fare i conti con i concorrenti sloveni, polacchi, rumeni, ungheresi e bulgari, avvantaggiati da un costo del trasporto inferiore di circa il 30 per cento rispetto a quello italiano. Complice tra l’altro l’inferiore costo degli autisti, che oltre-confine percepiscono appena 600 euro al mese contro i 2 mila netti di un italiano».
Così, negli ultimi 10 anni le imprese di autotrasporto in Friuli Venezia Giulia si sono ridotte del 38 per cento e «in base ad un’indagine della Cgia di Mestre - riferisce ancora il forzista - nel periodo 2009/2013 la nostra è stata la regione che ha subito la contrazione più forte di imprese del settore, pari al 20,7 per cento».
In una città come Gorizia, fino a pochi anni fa costellata di piccole (e grandi) imprese di autotrasporto, oggi il settore è di fatto praticamente scomparso.
I firmatari della mozione invocano l’applicazione della clausola di salvaguardia e portano ad esempio Francia e Germania che «hanno già introdotto misure di tutela quali il salario minimo del personale viaggiante e la registrazione ai fini Iva anche per gli stranieri che effettuano cabotaggio. Copiamoli - conclude Novelli -. L’amministrazione regionale si attivi per sensibilizzare il Governo Renzi, puntando ad una revisione complessiva, in forma restrittiva, della vigente normativa del trasporto merci. Viceversa per le aziende di questa regione non ci sarà futuro». Leggi tutta la notizia
Fonte: IL MESSAGGERO VENETO