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12 Ott 2015

«Porti, la riforma inizi dalla Liguria: Authority unica coi privati»

Maurizio_Maresca

 

Intervista a Maurizio Maresca,consigliere di Renzi sul tema dei trasporti e infrastrutture

 

Genova - Parla il consigliere di Renzi per i trasporti e la logistica. Maresca: «Ci vuole uno scatto ulteriore: l’ente così serve a poco, meglio una società per azioni».

 

La riforma dei porti ancora non c’è, il decreto forse è pronto, ma a furia di aspettarlo, Delrio sta per essere accerchiato dalle polemiche: l’ultima è la ribellione di Savona all’accorpamento con Genova. Maurizio Maresca è consigliere di Renzi sul tema dei trasporti e infrastrutture e cerca di rompere l’assedio ai porti.


Aspettavamo la riforma dei porti e invece siamo ancora al palo...
«Le uscite di questi giorni devono farci riflettere: i porti italiani sembrano enclaves dove il diritto e le regole faticano ad arrivare. Invece un sistema funziona, attrae investimenti e traffici perchè ha regole che premiano efficienza e competitività».

 

Si riferisce all’intervista del Secolo XIX in cui un operatore portuale, Cosulich, lancia Sandro Biasotti a presidente del porto dicendo «E’ uno di noi»?
«Ecco, così i porti offrono l’idea dell’inconsapevolezza delle regole. Come possiamo commentare le affermazioni di un terminalista che promuove il suo amico come presidente del primo porto italiano - persona peraltro di spessore a cui non credo sia stato fatto un buon servizio - non in considerazione delle caratteristiche professionali, ma semplicemente perché appartiene al gruppo, cioè perché è “uno di noi”?»

 

Almeno Cosulich ha avuto il merito di esporsi, mentre tutti sussurrano nomi. Lei da che parte sta?
«Per discutere del nome non si può prescindere dalle cose da fare e di cui nessuno parla: a Genova alcune scelte ancora sul tavolo sono oggi delicatissime e ineludibili. Temi come il lavoro, le regole, le concessioni e specialmente le alleanze di traffico. E tutte incrociano il tema delle regole europee».

 

Torniamo al governo. Che sta facendo?
«Il lavoro di riordino che Delrio ha avviato d’intesa con Renzi è nel segno della pulizia e della trasparenza ed è eccellente. Lo stesso piano della logistica è condivisibile ed equilibrato: c’è un rilancio della ferrovia e si limitano le infrastrutture a quelle effettivamente necessarie per la crescita. Le pare poco?».

 


E la riforma? Il decreto sulla governance?
«Quello della governance per me è un tema molto secondario. Se l’Autorità portuale rimane amministrazione pubblica di gestione degli spazi comuni, la sua utilità è davvero remota. La governance pubblica dei porti deve essere assicurata dal Ministero, con uffici periferici, per garantire che le regole siano uguali per tutti. Alimentare l’idea che ogni porto sia un micro mercato, con il suo micro regolatore e, magari, con le sue micro regole, provoca un deficit di sviluppo. Se proprio si vuole mantenere l’Autorità portuale, allora la si disegni come amministrazione pubblica statale di distretto, con una sede in ogni regione o presso un gruppo di regioni: è la proposta che Paolo Costa ed io abbiamo già formulato. La regolazione è invece affidata, in generale, all’Autorità dei Trasporti».

 

E l’ipotesi di società per azioni?
«La vedo molto bene: Genova può dare un contributo significativo. Imprese moderne, orientate ai traffici ed alla gestione delle infrastrutture di corridoio con la presenza di grandi operatori internazionali, magari incentivati da misure ad hoc a portare traffico nei porti italiani. Genova, Savona e La Spezia possono costituire un esempio da coltivare: il fatto che si tratti di un sistema costituito da più porti che servono due diversi corridoi è una ricchezza. Almeno si parla di traffici e di crescita e non più solo di nomi di presidenti. Leggi tutta la notizia

 

 

Fonte: THE MEDI TELEGRAPH

 

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