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12 Ott 2015

L’Italia non deve solo produrre buone merci: deve anche trasportarle bene

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La denuncia di Contrasporto e Confcommercio a Cernobbio

 

“Nella nostra tradizione culturale quel che ha sempre contato e ancora conta di più è produrre: per quanto riguarda il trasporto il pensiero comune è che tanto poi in un modo o nell’altro le merci arriveranno dove devono arrivare. Mai si è considerata la logistica come settore produttivo di per sé”.  A denunciare l’incapacità, di chi ha guidato e guida l’Italia, di comprendere l’importanza della logistica per la crescita del nostro Paese  sono  stati gli esponenti di Conftrasporto e Confcommercio riuniti a Cernobbio, sulle sponde del lago di Como, per il primo forum internazionale dell’autotrasporto. “Nonostante vi siano esempi straordinari dell’impatto economico, sociale e culturale dell’introduzione di soluzioni logistico-infrastrutturali”, si legge nell’introduzione della Nota sui problemi e le prospettive dei trasporti e della logistica in Italia  realizzata dall’Ufficio Studi Confcommercio  in collaborazione con Isfort e presentata al forum, “appare chiaro come senza avere un orizzonte strategico in grado di sfruttare il vantaggio competitivo legato alla collocazione delle sedi portuali e delle aree retroportuali nelle geometrie logistiche internazionali, le opportunità sfumano o sono colte da altri sistemi produttivi concorrenti”.  Un problema che l’Italia si trascina de decenni visto che “già negli anni ‘80 il Governo italiano aveva elaborato una strategia volta a costruire una intelaiatura trasportistica e logistica in grado di sostenere la crescita economica del Paese e aprire il mercato dei servizi di trasporto”, senza però che “il disegno trasportistico sia riuscito ad adeguare l’offerta infrastrutturale all’evoluzione della domanda di mobilità espressa dal tessuto industriale e soprattutto alla nuova configurazione delle imprese”. Ma soprattutto un problema destinato a rallentare o addirittura paralizzare lo sviluppo del Paese: “Un recente studio sulla competitività di circa 150 Paesi”, si legge sempre nello studio realizzato da Confcommercio e Isfort, “considera tra gli indici necessari per valutare l’appetibilità commerciale di tali Paesi, quelli relativi alla qualità delle infrastrutture stradali ferroviarie portuali e aeree percepita dai cittadini e dalle imprese che le utilizzano. Il confronto dei risultati italiani con quelli dei primi cinque Paesi europei è sconfortante”. Un segnale inequivocabile degli effetti di questa condizione è la progressiva contrazione del traffico merci. Nel 2016 non saranno stati recuperati neppure lontanamente i livelli di movimentazione del 2003.

 

 

Fonte: STRADAFACENDO

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