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09 Giu 2015

Short Sea, Italia prima nel Mediterraneop

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Mediterraneo: centrale per lo shipping mondialenelle direttrici Est-Ovest.

 

 Il Mediterraneo continua ad essere centrale per lo shipping mondiale nelle direttrici Est-Ovest e viceversa, e il raddoppio del canale di Suez ne aumenterà ancor più la strategicità; in questo l’Italia, con la sua posizione geograficamente privilegiata, potrebbe ricavarne enormi vantaggi ma rischia di perdere l’ultimo treno utile per il rilancio della propria portualità e dei propri traffici. I suoi porti non sono competitivi per mancanza di infrastrutture moderne e adeguate, hanno fondali insufficienti ad accogliere le mega navi e inoltre si trovano a dover fronteggiare, non solo la concorrenza dei porti del Nord Europa ma anche di quelli del Nord Africa che stanno facendo passi da gigante, e che in molti casi, sono già al sorpasso, vedi il caso del Marocco. Bisogna dunque fare presto, recuperare tempo prezioso, intercettare traffici e armatori che rivolgeranno le prue delle loro navi verso quei porti economicamente più vantaggiosi e attrezzati. A questo punto le speranze, o meglio l’ultima chance, sono riposte oggi nella riforma dei porti del ministro Delrio e nella capacità del governo di mettere tra le priorità operative l’economia marittima che contribuisce al pil per il 2,4%. Queste, in sintesi, le conclusioni scaturite dal secondo rapporto annuale sull’Economia marittima italiana e sulle opportunità al centro del Mediterraneo presentato da Srm (Studi Ricerche Mezzogiorno, centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo).

 

Il Rapporto si focalizza sui grandi fenomeni che stanno modificando gli assetti logistico-portuali europei e dell’Italia. Il nostro Paese dispone di un importante patrimonio infrastrutturale e imprenditoriale ma non è competitivo. Il nostro sistema portuale mantiene una posizione di rilievo nell’ambito del Mediterraneo, in termini di volumi di merci movimentate, ma salvo rare eccezioni, attualmente è al palo. «La ricerca - sottolinea Massimo De Andreis direttore generale di Srm - mette bene in evidenza il peso di tutta la filiera del mare, non solo come comparto produttivo, ma anche come generatore di valore e di occupazione. In Italia un terzo di tutto l’import ed export parte o arriva via mare. Gran parte di questo comparto è collocato nel Mezzogiorno che potrebbe svolgere il ruolo di piattaforma logistica a beneficio di tutto il sistema produttivo nazionale». I dati e le analisi illustrati da Massimo Deandreis e da Alessandro Panaro, responsabile dell’ufficio Maritime and Mediterranean Economy di Srm, evidenziano, con l’efficacia dei numeri, le grandi potenzialità del Mediterraneo e del Belpaese. Il traffico merci nel Mare Nostrum è cresciuto infatti, negli ultimi 13 anni, del 123%, e di qui passa il 19% del traffico mondiale navale; tra il 2001 e il 2014 le direttrici da e verso il Golfo-Medio ed Estremo Oriente sono cresciute rispettivamente del 160% e del 92% mentre i passaggi dal Canale di Suez verso il Golfo Arabo (2001/2014) segnano più 339%. E ancora, l’Italia risulta il primo Paese dell’Ue per trasporto merci in short sea shipping nel Mediterraneo con 204,4 milioni di tonnellate ed il terzo in Europa per traffici gestiti (460 milioni di tonnellate). Inoltre il settore marittimo vale oltre 43 miliardi di euro di valore aggiunto e 800 mila posti di lavoro mentre il valore di interscambio è di oltre 220 miliardi di euro di import-export pari al 30% delle merci e questa percentuale, verso i paesi del Mediterraneo, sale al 75%. Altri dati interessanti riguardano il Mezzogiorno: qui si genera il 33,7% del Valore aggiunto dell’economia del mare pari a 14,7 miliardi di euro e qui risiede il 38,6% degli occupati del settore; i porti del Mezzogiorno movimentano il 45,7% del traffico container e il 47% del traffico merci mentre via mare avviene il 60% dell’interscambio del Mezzogiorno pari a 55 miliardi di euro. Con questi dati più che esaltanti al fine di poterne ricavare le attese ricadute economiche.

 

Il Rapporto individua tre driver strategici: una decisa strategia rivolta all’integrazione infrastrutturale e intermodale, l’attrazione di investimenti dall’estero con la creazione di Free Zones che potrebbero giocare un ruolo determinante. Da ultimo, è necessario pensare la logistica come asset principale per lo sviluppo del Mezzogiorno mettendola al centro dei piani di investimento del governo.

 

 

Fonte: THE MEDI TELEGRAPH

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