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11 Feb 2015

Emissioni, il Mediterraneo si spacca

 

Rischio competitività: i porti sud europei e nord africani avranno obblighi diversi

 

Nel 2020 l’entrata in vigore delle norme sulle emissioni marittime renderà meno competitivi i porti dell’Europa mediterranea rispetto a quelli dell’Africa settentrionale, se Unione europea e Imo (l’International maritime organization delle Nazioni Unite) non agiranno di concerto. Il rischio è prospettato da un allarme dell’International chamber of shipping (Ics), associazione internazionale di armatori e operatori dello shipping, che invita comunque i propri aderenti a organizzarsi per adeguarsi a questa scadenza. La normativa internazionale di riferimento è l’Allegato VI della Convenzione Marpol, che limita allo 0,1% il contenuto di zolfo nel carburante delle navi nelle cosiddette aree Seca (le più inquinate, ossia Nord Europa e Nord America) dal primo gennaio 2015 e allo 0,5% in tutto il resto del mondo dal 2020. Oggi nelle aree non-Seca il limite di zolfo è del 3,5%. L’Unione europea ha adottato le norme Imo approvando la direttiva 2012/33 che a sua volta emenda la 1999/32. Il fatto è che da qualche tempo si parla di un possibile slittamento in sede Imo della scadenza sul limite dello 0,5% dal 2020 al 2025, mentre in Europa la scadenza rimarrà comunque al 2020.

Questo significherebbe obblighi diversi fra paesi come ad esempio Italia, Francia e Spagna da un lato e Egitto e Marocco dall’altro. A livello internazionale è forte la consapevolezza che le norme sulle emissioni sono destinate a cambiare il mondo dello shipping. In Europa settentrionale se ne parla da anni, anche perché nel mar Baltico e nel mare del Nord norme più stringenti sono già in vigore dal primo gennaio di quest’anno. L’Italia sarà coinvolta a partire dal 2020. La consapevolezza di ciò che questo passaggio potrebbe comportare, ben presente nel comunicato dell’Ics, non sembra però tale anche nel nostro paese. Poco più di un anno fa Valeria Novella, past-president del Gruppo giovani armatori di Confitarma, faceva notare il ritardo dell’Italia in un settore chiave per il futuro dell’industria marittima come l’approvvigionamento di gas naturale liquido (lng), una delle soluzioni possibili per rispettare il limite dello 0,5%. «Nella flotta italiana – spiegava Novella – non ci sono navi che bruciano lng. Oggi in Italia non c’è modo di rifornire questo tipo di navi. L’Europa ci costringerà a muoverci in futuro, ma sarebbe meglio se l’Italia sapesse giocare d’anticipo». In un anno poco è cambiato, sia per quanto riguarda l’lng sia per quanto riguarda la scadenza del 2020 in generale, e l’invito a giocare d’anticipo non è stato ancora raccolto. Ieri per esempio si sono tenuti a Roma gli “stati generali” della portualità italiana convocati dal ministro delle Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi, un’occasione per affrontare anche i temi ambientali che riguardano gli armatori e i porti. Leggi tutta la notizia

 

Fonte: THE MEDI TELEGRAPH

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