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03 Apr 2014
Non che Gian Enzo Duci e Maurizio Fasce, lunedì, abbiano detto che tutto nel porto di Genova fila liscio. Senz'altro però i presidenti delle associazioni degli agenti marittimi e degli spedizionieri genovesi, che per la prima volta hanno riunito Assagenti e Spediporto in un'assemblea congiunta, evidenziando quasi esclusivamente la strada digitale quale percorso idoneo a far sviluppare il sistema logistico-portuale del capoluogo ligure hanno deciso di eludere temi tradizionalmente posti sotto esame dai loro predecessori.
Non a caso se negli anni scorsi le pecche del governo della portualità e dell'economia di Genova rilevate dai past president delle due associazioni erano accolte talvolta con risentimento o con amarezza dai titolari delle amministrazioni e istituzioni cittadine, lunedì i rappresentanti della cosa pubblica hanno apprezzato lo sguardo rivolto al futuro dei due giovani presidenti di Assagenti e Spediporto, tra l'altro puntato su un percorso - quello dell'informatica a servizio della logistica - che per stessa ammissione di Duci e Fasce ha già raggiunto un livello di efficienza inimmaginabile anni fa.
Tuttavia non è affatto necessario volgere lo sguardo indietro per individuare le magagne del sistema logistico-portuale genovese. Basta guardare dal finestrino ed esaminare lo stato attuale delle cose. Chi, se non gli autotrasportatori che giornalmente viaggiano verso il porto di Genova o escono dai suoi varchi, è più titolato a valutare lo stato di efficienza dell'ingresso e dell'uscita delle merci dallo scalo, non sulle strade digitali ma su quelle asfaltate indispensabili ieri, oggi e in futuro ad assicurare il collegamento del porto con i suoi mercati?
Infatti a mettere il dito nella piaga ci ha subito pensato Trasportounito, che ha indetto una manifestazione «anche per siglare - ha spiegato testuale il sindacato dell'autotrasporto - un'alleanza con i cittadini contro i cattivi amministratori».
Se le strade immateriali sono quasi sgombre, quelle asfaltate sembrano proprio trascurate dall'amministrazione portuale genovese così come dall'ente comunale. «Un autoparco - è la severa constatazione dello scenario attuale di Trasportounito - progettato vent'anni fa, spostato virtualmente da un luogo all'altro della città e mai realizzato. Camion (più di 3.000 al giorno) che si distruggono le sospensioni su strade dissestate, spazi di sosta abbandonati in tutto il ponente cittadino, ma mai concessi, autotrasportatori costretti a utilizzare edifici diroccati come servizi igienici a cielo aperto, una sempre più pericolosa sovrapposizione fra traffico di mezzi pesanti e traffico urbano».
Secondo Trasportounito è il momento di dire basta «proponendo - ha annunciato il sindacato - una grande alleanza alla cittadinanza genovese, presa in giro come le imprese di autotrasporto da istituzioni, dall'Autorità Portuale agli enti locali, alla Camera di Commercio, che da un quarto di secolo non mantengono promesse ripresentandole come nuove in occasione di ogni convegno. Alleanza che sarà sancita da una manifestazione pubblica sabato 12 aprile, con l'attuazione di Tir lumaca, un lungo corteo di camion che attraverserà il centro città sino alla Prefettura».
«Genova, il porto, la cittadinanza e le oltre 1.700 imprese di autotrasporto con 10.000 addetti - ha denunciato il segretario generale di Trasportounito, Maurizio Longo, per anni rappresentante dell'autotrasporto nel Comitato dell'Autorità Portuale di Genova - sta pagando un prezzo altissimo che diventerà a breve insostenibile». «Le penalizzazioni sulla qualità della vita nei quartieri vicino al porto - ha rilevato Longo - sono evidenti, come lo è la perdita progressiva di efficienza, velocità commerciali e competitività del porto. Come lo è il rischio ormai tangibile di una delocalizzazione di imprese di autotrasporto (con conseguente perdita di occupazione sul territorio genovese) verso Piemonte e Lombardia».
Con la manifestazione Trasportounito intende denunciare «le precise responsabilità che esistono dietro a questo progressivo degrado. Una denuncia - ha precisato il sindacato - che riguarda il progetto dell'autoparco. Prima “collocato” nell'area Colisa, quindi ipotizzato a Campi, quindi a Trasta, ora nelle aree ex Ilva di Cornigliano o vicino all'aeroporto. Con un solo risultato: l'autoparco non esiste. L'unico parcheggio esistente è a Campi, una palude, caratterizzata da voragini nell'asfalto, dalla totale assenza di servizi, da rischi per l'incolumità degli autisti. Il tutto a costi mensili per parcheggiare che sono doppi rispetto a quelli pagati in altri territori».
Trasportounito ha anticipato che lunedì presenterà al prefetto un dettagliato dossier sugli impegni disattesi dalle autorità locali, citando fra l'altro - ha specificato il sindacato - «un caso emblematico: un gruppo di autotrasportatori nelle vicinanze di Ponte Etiopia ha finanziato e realizzato un piccolo centro di docce e servizi igienici pubblici, unico al servizio dell'autotrasporto. Risultato. l'Autorità Portuale per cavilli burocratici - ha accusato Trasportounito - non si è mai fatta carico di gestire la struttura (per altro automatizzata) e gli autotrasportatori continuano ad usare vecchi edifici diroccati come servizi a cielo aperto in condizioni igieniche disastrose».
Il presidente dell'Autorità Portuale di Genova vuole lasciare un segno della sua esperienza alla guida del porto. Luigi Merlo pensa all'avvio della procedura per la costruzione di una nuova diga foranea ad alcune centinaia di metri a mare dall'attuale. Un'opera imponente, insomma. Verrebbe da dire faraonica. Certo un autoparco costituirebbe un segno meno marcato. Anche questa eredità, però, garantirebbe un aumento dell'efficienza del porto che ieri, oggi, ma anche domani e per molti anni a venire non potrà fare a meno dell'autotrasporto. Invece di criticare i camion, è forse ora di iniziare a gestirli al meglio.
Fonte: INFORMARE