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19 Feb 2014
Il Regolamento (Ue) n. 1257/2013 del 20.11.2013 ha introdotto un nuovo sistema di regole volto a limitare il fenomeno della demolizione delle navi in paesi quali India, Pakistan e Bangladesh i quali, notoriamente, utilizzano metodi nocivi per l’ambiente, inquinanti e rischiosi per la salute dei lavoratori. Tra i diversi obblighi imposti a carico degli armatori di navi battenti bandiera di uno Stato membro dell’Unione, spicca l’obbligo di consegnare la nave unicamente ad un impianto di demolizione e riciclaggio che sia incluso in un apposito elenco verificato dalle amministrazioni dei Paesi Membri. Questi impianti dovranno rispettare alcuni stringenti requisiti imposti dalla normativa europea tra i quali: (1) l’ottenimento di una specifica autorizzazione da parte delle autorità nazionali; (2) l’utilizzo di strutture edificate (con esclusione della possibilità di arenamento della nave sulle spiagge); (3) l’osservanza di sistemi, procedure e tecniche che consentano di tutelare la salute e la sicurezza degli individui e prevenire l’inquinamento; (4) l’elaborazione di specifiche procedure a seconda dei rifiuti presenti sulla nave in demolizione ed infine un piano di gestione delle emergenze.
Queste norme, nel mentre contribuiscono a limitare il ricorso alla demolizione delle navi in paesi che non garantiscono alcuno standard, né di sicurezza per i lavoratori né di protezione dell’ambiente, potrebbero offrire una grande opportunità all’industria della costruzione navale e, più in generale, ai sistemi portuali del nostro Paese. Fonti non ufficiali riportano che tra le 1.213 grandi navi oceaniche demolite nel 2013, 645 sono state spiaggiate nel Far East in strutture che non rispettano le norme ambientali o di sicurezza. Circa il 40 % delle navi demolite nei paesi di “convenienza” erano di proprietà di armatori europei. Il Parlamento Europeo afferma che nonostante la situazione attuale sia meno grave, nel 2009 oltre il 90% delle navi europee sono state demolite all’estero con modalità irrispettose dell’ambiente. La domanda che si impone è la seguente: riuscirà il bel Paese ad avvantaggiarsi della fortunata posizione geografica e della presenza di una industria dedicata al comparto della costruzione di navi tra le più importanti del mondo? La presenza di impianti portuali (soprattutto nel sud Italia) attualmente sottoutilizzati e, quindi, idonei ad essere riconvertiti allo scopo, costituisce un ulteriore importante elemento competitivo. Tuttavia, come di consueto, i termini di questo oramai ineludibile processo debbono essere affrontati tempestivamente. La possibilità per un impianto di riciclaggio di essere autorizzato ai sensi del Regolamento (UE) n. 1257/2013 (ed ottenere quindi l’inserimento nell’apposito elenco europeo) dovrebbe essere già possibile a partire dalla fine di quest’anno. L’istituzione dell’elenco europeo degli impianti autorizzati sarà poi effettuato dalla Commissione Europea, anche via web, entro il 31.12.2016. L’obbligo di conferimento imposto agli armatori comunitari sarà applicabile, al ricorrere di certe condizioni, in un periodo intercorrente dal 31.12.2015 e fino a, non più tardi, il 31.12.2018. Leggi tutta la notizia
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH