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20 Gen 2014
Prima il Governo spagnolo, poi quello italiano, ora la Commissione Europea. La politica scende in campo in forze per cercare di trovare una soluzione alla vicenda che riguarda il Canale di Panama, dove il consorzio Gupc guidato dalla spagnola Sacyr con socio forte l’italiana Salini-Impregilo, è alle prese con una disputa con il governo locale sugli extra-costi dell’opera, che punta al raddoppio della capacità del Canale entro la metà del 2015 e completato ormai per il 70%.
L’ampliamento del passaggio via mare è diventato sempre più necessario per consentire il passaggio dei nuovi colossi del mare, i cargo porta-container le cui dimensioni non consentono loro di attraversare le chiuse del canale nella sua ampiezza attuale. Il consorzio europeo, di cui fanno parte anche la belga Jan de Nul e Panama Constructora Urbana, ora indica extra-costi non previsti nel contratto originario per 1,6 miliardi di dollari, rispetto ai 3,6 miliardi stimati inizialmente. Secondo il consorzio, questi costi andrebbero a carico dell’amministrazione panamense, che aveva consentito di utilizzare materiali di scavo per la costruzione delle sponde in cemento: materiale rivelatosi poi inadatto. Al contrario, invece, l’Autorità Pca ritiene che gli extra-costi siano a carico del consorzio, tanto che l’amministratore del Canale, Jorge Quijano, ha minacciato la sospensione dei lavori già nella prossima settimana. A cercare una mediazione è ora l’Unione Europea, attraverso il vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani.
La prima cosa da ottenere, ha spiegato Tajani, è ora una proroga rispetto all’ultimatum fissato per domani dalle autorità panamensi. Secondo il commissario europeo responsabile per l’industria è infatti necessario avere più tempo, almeno qualche settimana, per poter prendere conoscenza dei dettagli del dossier e portare avanti la mediazione. «Ho ricevuto poco fa la richiesta del Consorzio europeo di imprese che si stanno confrontando con le autorità panamensi sul costo dell’opera di ampliamento del Canale per mediare e trovare una soluzione al problema», ha detto Tajani, spiegando di ritenere «positivo che aziende europee sollecitino la mediazione della Commissione Ue per risolvere un problema al di fuori dei confini dell’Unione. Sono cosciente delle difficoltà della vicenda ma mi impegnerò personalmente nel cercare una soluzione soddisfacente per tutti», magari anche con il coinvolgimento della Banca Europea per gli Investimenti, con la quale parlerà nelle prossime ore.
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH