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16 Gen 2014
Tredici commi, una cornice normativa per dare un nuovo volto alla portualità italiana. Ma anche una base diplomatica per trovare un accordo con i presidenti delle Authorities che storcono il naso e i senatori che per ora vanno avanti con la loro di riforma. Ecco la bozza Lupi, la carta che sta facendo discutere tutti da mesi e che però nessuno aveva ancora visto nero su bianco. E’ la relazione illustrativa che il ministero dei Trasporti ha inviato ai presidenti della commissione Trasporti di Camera e Senato e che Assoporti ha discusso velocemente lunedì, ma Il Secolo XIX è in grado di anticiparla. E’ la seconda edizione della relazione: ne circolano due elaborate dai tecnici, ma questa è la più aggiornata. Si dice che siano pronte anche altre due versioni per preparare il terreno alla mediazione finale.
Il decreto che i tecnici di Lupi stanno elaborando, abbozzato nella relazione, prevede una rivoluzione, come annunciato a voce dal ministro tempo fa. Per la portualità sparirebbero i confini regionali. Di fatto l’Italia verrebbe divisa in 8 distretti logistici “Alto Tirreno, Medio Tirreno, Basso Tirreno, Alto Adriatico, Medio Adriatico, Basso Adriatico-Ionio, Sicilia, Sardegna”. Sono le aree comprese nelle reti Ten-T europee e ognuno di questi otto distretti farà capo “ad una Autorità Portuale e Logistica di interesse strategico (APL)”. Spariscono quindi le autorità portuali come le intendiamo noi, figlie della legge 84/94 e i nuovi enti gestiranno non solo le banchine ma tutta la filiera logistica, non badando ai confini regionali.
Ci saranno accorpamenti quindi - per la Liguria ad esempio è facile immaginare Genova con Savona e Spezia con Livorno stando al documento) mentre quelle rimaste fuori dai distretti (sono 24 in totale le Authorities in Italia) “verrebbero ad essere inglobate nelle nuove APL ovvero, in caso di mancato accorpamento, verrebbero trasferite alle Regioni sulla base di apposite intese”. Il comma 2 spiega perchè si è proceduto alla creazione dei distretti, sottolineando come la divisione sia suggerita dalle reti Ten europee e dai nodi portuali “nella coerenza con la programmazione logistica nazionale con proiezione almeno decennale”. Logistica è la parola chiave del documento: le nuove APL dovranno infatti riuscire a gestire e promuovere la logistica integrata e attivare strumenti finanziari per la realizzazione delle infrastrutture necessarie (“partenariato pubblico-privato”). Per farlo l’Autorità logistica adotterà un Piano Integrato Logistico (PIL) per il proprio distretto (che sarà il ministero ad approvare) e che dovrà passare da una valutazione ambientale strategica. Ma il PIL dovrà anche contenere in concreto i contenuti minimi del nuovo mega ente: “gli obiettivi di traffico, la definizione del livello dei servizi da erogare nel Distretto, gli interventi infrastrutturali da compiersi, le infrastrutture di collegamento tra porti ed aree retroportuali nell’ambito dei sistemi logistici doganali integrati”. La parte più burocratica della bozza di decreto è importante per Genova perchè prevede che “i progetti di opere di grande infrastrutturazione, costituenti adeguamenti tecnico-funzionali di piani regolatori portuali approvati, non sono assoggettati alla procedura per la valutazione di impatto ambientale”. Tanto per capire, la nuova diga del porto avrebbe un percorso più spedito. Lupi e i tecnici del ministero, hanno inserito anche un capitolo molto avanzato per la APL, la possibilità cioè di “acquisire partecipazioni in società operanti anche all’estero nei settori di pertinenza”. Per farlo il decreto concede l’autonomia finanziaria all’1% (“eliminando il tetto dei 90 milioni attuali”) e una nuova governance. Leggi tutta la notizia
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH