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17 Set 2013

Cina: la riforma della logistica tra le priorità per Pechino

 

Taccuino da Shangai

 

Come l'elettronica, la logistica e' un'industria indipendente e contemporaneamente un servizio per le altre. Taglia infatti orizzontalmente tutte le attivita' produttive. In Cina assolve a un compito fondamentale: rendere accessibili i prodotti della fabbrica del mondo. Per questo contribuisce all'andamento del Pil e ne viene a sua volta condizionata.

Non sorprende dunque che il settore si sia affermato fortemente negli ultimi anni, goda prospettive di crescita - seppure rallentata - mostri infine al suo interno criticita' forti la cui soluzione non puo' essere dilazionata. L'intera industria e' cresciuta del 9,8% nel 2012 e del 12,3% nell'anno precedente (y-o-y). Essa rappresenta il 15,3% dell'intero terziario e il 6,8% del Pil cinese. Si tratta chiaramente di valori enormi, la cui importanza tuttavia non e' stata finora in linea con lo sviluppo di altri settori. Ad esempio i costi della logistica in relazione al valore dei prodotti sono quasi doppi rispetto alle economie industrializzate. Questa relazione e' stata sopportabile negli anni, grazie ai costi comunque bassi dei fattori di produzione.

Ora invece la concorrenza di altri paesi asiatici e l'aumento dei costi in Cina rendono necessario un miglioramento strutturale. Essa soffre di due principali difetti: la frammentazione e la scarsa specializzazione. Si tratta di considerazioni generali, peraltro applicabili alla struttura industriale del paese. Un primo esempio si trova nel comparto dei trasporti, che vale piu' della meta' dell'industria (le altre due componenti - magazzinaggio e gestione - ne raggiungono insieme il 48%). Una pregevole analisi di Li&Fung di Hong Kong rileva che operano in Cina ben 790.000 trasportatori su gomma nel paese e che le prime 20 aziende non raggiungono il 2% del mercato.

E' immediata la nozione che la concorrenza si svolge sui prezzi e sul breve raggio. Soltanto le grandi aziende cinesi riescono a raggiungere tutte le zone del paese. I grandi distributori piu' famosi dominano le spedizioni internazionali e hanno da pochi mesi ottenuto la licenza per operare sull'intero territorio cinese. La pressione sui concorrenti locali sara' piu' forte e li costringera' ad affrontare temi finora sacrificati: la gestione delle scorte; l'efficienza degli inventari, la puntualita' nelle consegne.

Queste sfide sono comunque cogenti per almeno due novita' che stanno emergendo nel ciclo produzione-consumo. La delocalizzazione di industrie nelle zone interne e' la piu' evidente. La costa cinese e' ora affollata, spesso inquinata, con alti costi di gestione. I produttori - soprattutto di beni di consumo - si sono trasferiti vicino a citta' di seconda e terza fascia, all'interno del paese, in zone talvolta ancora rurali e comunque con accessi piu' difficili. Da li' e' necessario far arrivare in maniera efficiente i prodotti ai consumatori cinesi e soprattutto alle navi container.

La seconda sfida e' rappresentata dall'esplosione dell'e-commerce, dove e' piu' diretta l'intermediazione tra produttore e consumatore. Nel 2012 sono stati gestiti 25 milioni di ordini al giorno, il 60% dei quali rappresentati dalle vendite on line. Sono evidenti le implicazioni: l'innovazione e' necessaria e centrale per mantenere le posizioni aziendali e assicurare un servizio all'intero mercato. E' l'ulteriore conferma che una fase spontanea e confusa, seppure redditizia, della logistica ha bisogno di una revisione. Sono necessarie competenze, consolidamenti, iniziative private all'interno di una politica nazionale dei trasporti. Se e' difficile immaginare una frenata brusca dell'economia cinese, e' invece ragionevole inserire la riforma del settore tra le priorita' di Pechino.

E' l'ulteriore banco di prova della dirigenza, che sembra aver scoperto in ritardo che la distribuzione e' ugualmente importante della produzione.

 

Fonte: BORSA ITALIANA

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