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La proroga delle concessioni nei porti non dovrebbe essere un diritto automatico, ma nei contratti ci dovrebbe essere una clausola specifica che premia le aziende che fanno bene

Lo ha rilevato il segretario generale dell’ESPO nel corso di un’audizione della Commissione per il Mercato interno del Parlamento UE

In ambito portuale ‘la proroga del contratto di concessione non dovrebbe essere un diritto automatico, ma dovrebbe esserci la possibilità per aziende che fanno bene di un’opzione di proroga dei loro contratti con l’Autorità Portuale?. Lo ha rilevato il segretario generale dell’European Sea Ports Organisation (ESPO), Patrick Verhoeven, nel corso di un’audizione tenutasi nei giorni scorsi presso la Commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori del Parlamento europeo che è stata convocata con l’obiettivo di confrontare i pareri delle parti interessate e di esperti accademici sulla recente proposta della Commissione Europea per una direttiva sull’aggiudicazione dei contratti di concessione.
Verhoeven ha evidenziato l’importanza di inserire una clausola di proroga nei contratti di concessione, che ora per lo più ne sono privi. ‘Se così non fosse – ha spiegato – avremmo situazioni in cui gli operatori smetterebbero in generale di investire e smetterebbero di innovare verso la fine della durata del contratto e ciò determinerebbe una diminuzione dell’efficienza del terminal ed un utilizzo non ottimale delle aree disponibili nel porto?. ‘Dovremmo cercare di oggettivare le cose – ha osservato il segretario generale dell’associazione dei porti europei – con condizioni specifiche per quanto riguarda le proroghe, con parametri oggettivi da considerare già nel contratto iniziale per poter decidere se prorogare o meno un contratto?.
Nel suo intervento Verhoeven ha presentato il quadro delle modalità di assegnazione dei contratti di concessione per la gestione delle aree e dei servizi nei porti europei. Secondo un’analisi dell’ESPO realizzata in 120 porti europei, attualmente l’assegnazione in gestione delle aree portuali avviene per il 32% dei casi con procedure di evidenza pubblica, procedure che per un’altra quota pari al 28% vengono utilizzate solo nel caso dell’assegnazione di aree di interesse strategico; inoltre nel 19% dei casi vengono impiegate procedure soggette a determinate condizioni e per il 28% non vengono affatto utilizzate procedure di evidenza pubblica (in quest’ultimo caso – ha precisato Verhoeven – si tratta prevalentemente di piccole Autorità Portuali).
In merito alla proposta di direttiva avanzata dalla Commissione Europea, Verhoeven ha sottolineato da un lato il vantaggio di avere un quadro comune in materia di appalti pubblici, dall’altro ha osservato che in ambito portuale sussiste il problema del campo di applicazione: ‘se andiamo a vedere i contratti che riguardano l’assegnazione di aree portuali – ha spiegato – bene: non tutti si qualificano come ‘concessione’, qualcuno sì e qualcuno no, in funzione delle clausole del contratto, e questa non è una buona situazione?.
‘Quello che è importante per noi come Autorità Portuali – ha proseguito il segretario generale dell’ESPO – è avere flessibilità per stabilire i criteri di selezione adeguati per la strategia commerciale e le politiche di sviluppo dei porti. E poi considerare anche il fatto che dobbiamo affrontare un settore piuttosto dinamico, con molti cambiamenti in corso, con investimenti continui?. Verhoeven ha specificato che i requisiti procedurali previsti dalla proposta di direttiva, per il settore portuale ‘sono piuttosto rigorosi e questo può confliggere con la natura dinamica del settore?.
Il termine per gli emendamenti alla proposta di direttiva in Commissione parlamentare è stato fissato per il 21 giugno e la votazione è prevista per il prossimo autunno.
Fonte: INFORMARE

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