‘Questo spazio era piccolo, così Amazon ha scelto di andare a Castel S. Giovanni, a pochi chilometri da qui?. A noi il magazzino sembra enorme, 23mila metri di spazi vuoti e pronti all’uso, con tanto di binario ferroviario a fianco degli ingressi. Ma parlando di logistica la scala dimensionale cambia e in effetti il gruppo americano del commercio online chiedeva 33mila metri in un unico spazio, che qui avrebbe potuto ottenere solo in più fabbricati. ‘Qui ormai restano solo tagli inferiori ci spiega l’operatore locale gli altri spazi sono già tutti occupati?.
Momento d’oro questo per il polo logistico di Piacenza, che dopo Amazon si appresta ad accogliere un altro colosso come Whirlpool, il cui progetto è concentrare qui a breve il polo distributivo per il Nord Italia in uno spazio di 40mila metri quadrati. Ancora più ampio l’impatto di un altro big italiano della logistica che ha opzionato 57.105 metri quadri a Monticelli d’Ongina: la firma è attesa a giorni.
I poli principali dell’area sono tre: Piacenza, Castel S. Giovanni, e, appunto, Monticelli d’Ongina, costruiti attorno alla rete autostradale A1-A21 e serviti anche dalla Milano-Bologna sul fronte ferroviario.
Globalmente in provincia vi sono quasi cinque milioni di metri quadri dedicati alla movimentazione di merci, dimensioni che portano l’area ai vertici in Italia. Oltre mille le aziende coinvolte tra movimentazione e trasporti, quasi 6.500 gli addetti che lavorano nel comparto. A fare da apripista fu Ikea, oltre dieci anni fa. Oggi il colosso dell’arredamento occupa da solo quasi 400mila metri quadri e da qui serve Italia e Sud Europa.
A seguire Ikea, nel corso degli anni, sono stati alcuni dei principali gruppi del tessile e dell’elettronica: Unieuro ad esempio ha deciso di localizzare qui anche il proprio quartier generale.
‘Anni fa racconta il direttore di Confindustria Piacenza Cesare Betti la logistica era osteggiata, Ikea fu addirittura costretta a spostare il negozio verso Parma. Ora il clima è cambiato e istituzioni locali e opinione pubblica vedono il settore come una risorsa. Da regolare e gestire con attenzione, ma non certo da respingere?.
Tra i temi in discussione vi è soprattutto l’eccessiva tensione sul costo del lavoro che porta le cooperative a effettuare offerte con ampi ribassi, ponendo dubbi sulla regolarità dei contratti di lavoro, spesso realizzati con stranieri. ‘Abbiamo identificato quote minime orarie aggiunge Betti al di sotto delle quali scattano le ispezioni. In alcuni casi le gare proponevano costi per 8 euro all’ora, francamente insostenibili?.
L’arrivo dei grandi gruppi internazionali spinge l’indotto locale a riorganizzarsi per offrire i servizi necessari. Caso emblematico il consorzio Rhino, che raggruppa quattro aziende dell’area per fornire un “pacchetto” completo che va dalla movimentazione delle merci, alla gestione degli spazi, alle pratiche doganali. ‘Così ci racconta il presidente del Consorzio Franco Zaffignani anche su appalti di ampie dimensioni siamo più credibili. Nelle ultime trattative realizzate, ad esempio, la presenza del consorzio è stata determinante?.
Momento positivo anche per Piacenza Intermodale, l’operatore che gestisce gli scambi ferro-gomma sul territorio con 1,6 milioni di tonnellate movimentate. ‘Negli ultimi due anni spiega il presidente Maurizio Tarasconi siamo cresciuti di oltre il 50%, portandoci ben oltre i livelli pre-crisi. Oggi gestiamo sei coppie di treni al giorno ma abbiamo piani di ampliamento per arrivare a 15?. Il grande tema è ora il futuro del centro cargo di Piacenza, oggi nel centro della città. ‘Comune, Provincia e imprese sono d’accordo sulla necessità di spostarlo spiega Betti ma resta il nodo del prezzo.
Le ferrovie per spostarsi chiedono di valorizzare l’area a prezzi per noi insostenibili. Nel piano strategico comunale il tema “spostiamo la città del ferro” è una priorità, c’è un accordo bipartisan. Speriamo di riuscirciò.
Fonte: IL SOLE 24 ORE