Far rispettare il contratto collettivo nazionale di settore a tutte le imprese ferroviarie si tradurrebbe in un accrescimento significativo dei costi di produzione per le imprese concorrenti di Trenitalia, quindi peserebbe sul livello di concorrenza nel settore. È quanto afferma l’Antitrust in una segnalazione inviata alla presidenza del Consiglio, del Senato, della Camera e al ministero dei Trasporti. Il riferimento è al maxi-emendamento governativo alla “manovra di Ferragosto”, relativo all’applicazione del contratto collettivo nazionale del lavoro alle imprese ferroviarie. Spiega l’Antitrust che “per effetto della disposizione inserita nel maxi-emendamento, le imprese ferroviarie, anche le nuove entranti, dovranno “osservare” anche i contratti collettivi nazionali di settore e le prescrizioni in materia di “condizioni di lavoro del personale”. Sul punto – prosegue l’Autorità – si osserva che, se da un lato la necessità di un contratto nazionale del settore ferroviario appare fuori discussione, dall’altro, la modifica in questione presenta profili critici sotto il profilo concorrenziale. Per l’Autorità, infatti, “l’imposizione a tutte le imprese ferroviarie dell’adozione del CCNL di settore, si tradurrebbe in un accrescimento significativo dei costi di produzione per le imprese concorrenti di Trenitalia, specialmente per quelle che sono entrate nel mercato a seguito della liberalizzazione ed hanno organizzato le proprie relazioni industriali non pre