L’Italia scende ancora nel ranking mondiale della dotazione infrastrutturale del 2012-2013. Il nostro Paese è appena alla 82esima posizione. Siamo stati sorpassati anche da Kenia, Uruguay e Botswan. Colpa della crisi, che ha aumentato il ritardo infrastrutturale dell’economia italiana, tagliando gli investimenti e bloccando i cantieri. Secondo le elaborazioni Confesercenti-Ref, a partire dal 2009, quando si sono resi necessari interventi di grande portata sui conti al fine di garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche, il contenimento della spesa si è concentrato sul versante degli investimenti: infatti la spesa media pro-capite per infrastrutture è scesa, in quattro anni, quasi del 25%. Facendo 100 la spesa per persona del 2000, si èpassati da circa 161 euro del 2009 a poco più di 120 di oggi. “Ha continuato ad aumentare, invece, la spesa corrente, insieme all’elenco delle opere mai terminate, dalla Metro C di Roma alle infrastrutture stradali previste per l’Expo 2015 di Milano”.
“Dal nostro rapporto – spiega Confesercenti – emerge un quadro preoccupante dell’infrastrutturazione dell’economia italiana. Bisogna assolutamente invertire la rotta: più infrastrutture non vogliono dire solo un Paese più unito ed efficiente, ma sono anche indispensabili per il turismo, che costituisce uno dei settori economici piu’ importanti d’Italia, il cui peso arriva a sfiorare il 6% del nostro PIl. E che parte svantaggiato rispetto ai nostri competitor internazionali anche per la carenza infrastrutturale”. A dare ulteriormente il polso della dotazione è la posizione nelle classifiche internazionali. Gli indicatori mostrano una posizione preoccupante del nostro Paese: nel 2012-2013, nel ranking globale l’Italia è alla 82esima posizione, scivolando di 3 posizioni rispetto al biennio precedente. Nelle retrovie, insomma, e non solo per quanto riguarda la media europea: siamo stati sorpassati anche da Kenia, Uruguay e Botswana. Il paragone con i Paesi europei, poi, è umiliante: la Francia è al quinto posto, la Germania al nono, il Portogallo all’undicesimo, la Spagna al diciottesimo e la Grecia al sessantunesimo.
Un altro settore in cui l’Italia presenta un consistente ritardo infrastrutturale rispetto al resto d’Europa riguarda il trasporto dell’acqua. La Commissione Europea è molto attenta alle tematiche ambientali, e recentemente ha rilevato, nell’ambito dello sviluppo di una politica dell’acqua a livello europeo, come non sia necessario implementare target di efficienza uniformi su tutto il territorio, in quanto le differenze nell’efficienza del servizio e delle infrastrutture sono macroscopiche. E’ in effetti sconfortante osservare come l’Italia si collochi tra i paesi con valori ancora elevatissimi di spreco, in termini di acqua dispersa dalle reti in fase di trasporto da dove viene prelevata al territorio urbano. Quasi metà (circa il 43%) dell’acqua trasportata dalle reti in Italia va perduta dal punto in cui viene prelevata fino al raggiungimento delle aree urbane. E’ un dato che definisce inequivocabilmente l’inadeguatezza della dotazione infrastrutturale, soprattutto se paragonato agli altri paesi europei che presentano sempre percentuali inferiori rispetto all’Italia.
Il confronto internazionale riferito al settore dei trasporti via terra evidenzia una elevata distanza che separa l’Italia dai maggiori partner europei. Ad una preferenza marcata per il trasporto su gomma, sia civile che commerciale, corrisponde sia una elevata congestione della rete autostradale sia un ritardo nello sviluppo della rete ferroviaria, soprattutto per quanto riguarda le reti ad alta velocità. Per quanto riguarda il trasporto passeggeri, l’utilizzo del treno come mezzo di trasporto è ancora basso nelle preferenze degli italiani rispetto alla media europea. Peraltro dal 2000 al 2011 l’utilizzo del treno è diminuito in Italia (così come solo in Grecia e in Portogallo), nonostante il ricorso all’auto privata, probabilmente a causa sia della crisi sia dell’incremento del costo della benzina, si sia ridotto. I passeggeri italiani hanno quindi preferito compensare il minor utilizzo dell’auto privata con autobus e altri mezzi, rimanendo quindi all’interno del trasporto su gomma, anziche’ utilizzare maggiormente il trasporto ferroviario. Inoltre, con soli 923 chilometri l’Italia ha meno della metà delle linee ad alta velocità di Francia (2-036 km) e Spagna (2.144). E mentre Francia e Spagna ogni anno aumentano la lunghezza della loro rete, l’Italia è ferma a 923 dal 2009. Leggi tutta la notizia
Fonte: LE STRADE DELL’INFORMAZIONE