“Sembra quasi che la mano destra non conosca ciò che fa la sinistra. Il Governo e le forze politiche giustamente da una parte individuano la necessità di favorire lo sviluppo e la competitività del sistema Paese, mentre dall’altro consentono che, attraverso la ratifica del protocollo trasporti, che è parte della Convenzione delle Alpi, si mettano freni alla possibile realizzazione di interventi infrastrutturali nell’arco alpino o nel sistema di accesso”.
Con queste parole Paolo Uggè, presidente nazionale di Fai Conftrasporto, ha commentato gli esiti del dibattito in Commissione esteri del Senato dove la questione della ratifica del protocollo trasporti (capitolo importantissimo del trattato internazionale sottoscritto da Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Principato di Monaco, Slovenia e Svizzera oltre che dalla Comunità europea, con l’obiettivo di garantire una politica comune per un territorio sensibile e complesso come quello alpino, coordinando a livello internazionale gli interventi) è tornata “sotto esame”a distanza di alcuni mesi da quando era stata stralciata.
Ratificato nel maggio 2009 dal Senato italiano, su proposta del governo, insieme a tutti gli altri “capitoli” della Convenzione delle Alpi, “bloccato” nel febbraio successivo dalla Commissione Affari Esteri della Camera che lo aveva stralciato dalla ratifica, il Protocollo trasporti, (con cui i Paesi alpini si impegnano a ridurre gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico nelle Alpi attraverso la maggiore efficienza dei sistemi di trasporto, il passaggio a vettori con minore impatto ambientale, la promozione del trasporto pubblico locale e del trasferimento del trasporto merci da strada a rotaia) potrebbe ora ripartire, provocando quello che Paolo Uggè definisce “un errore madornale per lo sviluppo dell’Italia”. Leggi tutta la notizia
Fonte: TGCOM – STRADAFACENDO