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Nerli (Assoporti): in Italia la presenza di porti anche piccoli rappresenta ‘un valore per il sistema Paese?

Nel finanziamento delle opere portuali sussiste il rischio di speculazioni
Nel corso dell’assemblea pubblica dell’Associazione dei Porti Italiani (Assoporti), tenutasi l’altro ieri a Roma, l’organizzazione delle Autorità Portuali italiane ha ribadito nuovamente la necessità di un rilancio della portualità nazionale attraverso misure a ‘costo zero’ – quali sburocratizzazione, snellimento, maggiore chiarezza anche sui poteri del presidente delle Port Authority – e misure proporzionalmente onerose che riguardano interventi sull’intero cluster marittimo e che comprendono la parziale fiscalizzazione degli oneri sociali delle imprese portuali, la conferma dell’indennità di mancato avviamento al lavoro per i portuali e la concessione dell’autonomia finanziaria.
Il presidente di Assoporti, Francesco Nerli, ha sottolineato l’urgenza di porre mano al tema della competitività del settore attuando una serie di interventi ad iniziare proprio dall’autonomia finanziaria delle Autorità Portuali, misura in cui l’Italia è fanalino di coda nel panorama europeo. Ma non minore importanza ha la definizione di una strategia complessiva di settore in grado di definire le priorità e su queste concentrare sforzi e risorse.
Riferendosi allo stato di salute di una portualità italiana seconda in Europa per tonnellaggio solo a quella olandese e caratterizzata da una presenza di porti anche piccoli che ‘rappresentano un valore per il sistema Paese?, Nerli ha difeso il sistema portuale nazionale nella sua integrità, sostenendo la necessità anche di Autorità Portuali piccole in grado di gestire scali che comunque hanno ruoli strategici importanti di filiera.
Inoltre, in tema di partnership fra pubblici e privati nel finanziamento di opere portuali, Nerli ha messo in guardia rispetto al rischio di speculazioni, frutto della mancata garanzia dei fondi pubblici e quindi dell’inevitabile indebolimento delle Autorità Portuali.
Il presidente di Assoporti ha quindi sottolineato le difficoltà insite con l’assenza di una normativa di riferimento a livello europeo e con una concorrenza sul costo del lavoro che chiama le imprese a spingere sulla leva della qualità del servizio. Nerli ha manifestato anche preoccupazione per quanto riguarda un’apertura del mercato portuale sul quale la Commissione Europea ha già archiviato due fallimenti: secondo il presidente dell’associazione italiana, in questo ambito è indispensabile garantire una adeguata contendibilità delle concessione e tempi di concessione che rendano possibile la copertura dei costi di investimento.
Nerli ha infine bocciato l’ipotesi di accordi sul lavoro in deroga al contratto nazionale di lavoro, considerato ‘punto di forza? del sistema portuale italiano.
Fonte: INFORMARE

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