Lo evidenzia una relazione della Corte dei conti europea. Investimenti efficaci solo in 11 dei 27 progetti esaminati
L’utilizzo dei fondi europei per lo sviluppo e l’ammodernamento delle infrastrutture portuali è tutt’altro che efficace. Lo evidenzia la Corte dei conti europea che ha stilato una relazione speciale sul tema da cui risulta che gli investimenti dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione per infrastrutture di trasporto nei porti marittimi nel periodo di programmazione 2000-2006 sono risultati efficaci solo in 11 dei 27 progetti presi in esame. Inoltre un terzo dei progetti controllati non aveva obiettivi attinenti al settore dei trasporti.
L’audit è stato espletato in nove regioni dei quattro Stati membri ai quali è stata assegnata la maggior parte dei fondi. Il numero di regioni controllate per ciascuna nazione è proporzionale alla quota dei fondi ad essa destinati. Sono state quindi selezionate quattro regioni in Spagna (Andalusia, Asturie, Canarie e Galizia), due in Grecia (Isole dell’Egeo settentrionale e meridionale), due in Italia (Sicilia, Puglia) e una in Francia (Alta Normandia). Per ogni regione, tra gli investimenti in infrastrutture di trasporto per porti marittimi notificati alla Commissione Europea, sono stati selezionati, su base casuale, tre progetti da sottoporre a un controllo in loco.
A conclusione dell’audit, oltre all’inefficacia di alcuni progetti, la Corte dei conti UE ha constatato che in alcuni casi le infrastrutture previste dai progetti non erano nemmeno in uso e che quattro importanti progetti, il cui valore ammonta al 70,8 % dell’importo totale controllato, all’epoca dell’audit non erano stati completati. Undici dei 23 progetti completati erano stati ultimati per tempo, mentre negli altri 12 casi i lavori di costruzione erano stati portati a termine con un ritardo medio di 26 mesi. Inoltre la relazione evidenzia che per cinque dei progetti completati, che rappresentano quasi la metà degli importi controllati, le infrastrutture richiederanno ulteriori cospicui investimenti per poter essere utilizzate in maniera efficace.
Tra il 2000 ed il 2006 è ammontato a 2,8 miliardi euro l’insieme dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione destinati ad infrastrutture per i porti marittimi, settore – quello complessivo del trasporto marittimo – che rappresenta la seconda modalità di trasporto per importanza all’interno dell’UE, dove il trasporto su gomma è ancora predominate. L’85,5 % dei fondi totali disponibili per i porti sono stati destinati a quattro nazioni. Inoltre ulteriori 3,4 miliardi di euro sono stati assegnati a investimenti per porti marittimi nel corso del periodo di finanziamento 2007-2013.
A seguito dell’audit la Corte dei conti europea ha formulato una serie di raccomandazioni alla Commissione Europea per migliorare l’efficacia degli investimenti nei porti marittimi, quali: ricordare agli Stati membri che sono tenuti a utilizzare i fondi dell’UE secondo i criteri della sana gestione finanziaria (a tal fine la Commissione dovrebbe fornire orientamenti appropriati e diffondere le migliori prassi rilevate negli Stati membri, incoraggiando in particolare l’uso sistematico, da parte delle autorità di gestione, di indicatori di impatto e di risultato); introdurre il principio che subordina la concessione del finanziamento UE al conseguimento dei risultati previsti e fare in modo che anche le visite in loco vertano sostanzialmente su questioni di efficacia; rafforzare la procedura di valutazione per i grandi progetti e i progetti del Fondo di coesione al fine di migliorare la rilevazione di gravi debolezze e l’adozione di misure appropriate per porvi rimedio; nel prossimo periodo di riferimento, subordinare la concessione dell’aiuto previsto dalla politica di coesione all’esistenza di una strategia globale a lungo termine per lo sviluppo portuale (basata sulla valutazione dei bisogni) per tutti i porti della regione.
A quest’ultimo proposito, per ciò che attiene all’Italia, la relazione sottolinea che ‘all’inizio del periodo 2000-2006 non esisteva in Italia alcuna strategia di pianificazione per gli investimenti portuali, né a livello regionale né a livello nazionale. Un ‘Piano generale dei trasporti e della logistica’ – ricorda la Corte dei Conti UE – è stato approvato nel dicembre 2002 ed è tuttora in vigore, non essendo stato stabilito alcun piano successivo. Nel 2003 è stato istituito un gruppo di lavoro per sincronizzare gli investimenti a livello nazionale e regionale?.
Commentando l’esito dell’audit realizzato per valutare l’efficacia dell’utilizzo dei fondi europei per le infrastrutture portuali, il segretario generale dell’European Sea Ports Organisation (ESPO) ha rilevato che ‘la relazione dimostra perché è necessario portare almeno una parte dell’investimento del Fondo di coesione per il trasporto sotto il controllo di Connecti Europe Facility. ciò – ha spiegato Patrick Verhoeven – contribuirà ad assicurare che le priorità nell’ambito delle reti trans-europee dei trasporti vengano effettivamente rispettate. Inoltre riteniamo che la Commissione dovrebbe sviluppare una metodologia trasparente per dimostrare il valore aggiunto per l’UE dei fondi in termini di efficienza del trasporto, di sostenibilità e/o di coesione?.
Fonte: INFORMARE