Nel 2012 persi 13 milioni di veicoli, si è tornati ai livelli di 10 anni fa. L’esperto: «Inutile investire in nuove grandi opere»
Tredici milioni di veicoli in meno sulle autostrade che attraversano il Veneto: il 2012 è stato l’annus horribilis per la viabilità regionale, con volumi di traffico in alcune tratte tornati ai livelli di 10 anni fa. Le cause del calo sono molteplici ma si possono sintetizzare in due parole purtroppo ricorrenti: crisi economica. Quella che ha investito la produzione delle aziende, azzoppando i trasporti di merci e sub forniture, la stessa che ha convinto le famiglie a spendere meno, risparmiando su ticket e costo della benzina, fra l’altro arrivato la scorsa estate ai massimi storici.
Una diminuzione di passaggi talmente netta da suggerire un cambio di «cultura dei trasporti», come spiegano gli studiosi del settore: meno infrastrutture e grandi opere, più «efficientamento del sistema dei trasporti esistente».
A spiegarlo è Luciano Greco, professore di economia all’università di Padova e all’Imperial College di Londra, esperto di trasporti e vicepresidente dell’Interporto di Padova. «Noi abbiamo già molte infrastrutture pesanti – ricorda – dobbiamo intervenire su alcuni colli di bottiglia che le rendono meno utilizzabili». E le grandi opere? «Molto meglio rendere più efficiente il sistema che c’è. Con i miliardi di euro previsti per la piattaforma offshore di Venezia, giusto per fare un esempio, potremmo rendere il sistema di trasporti regionale fra i più efficienti in Europa». Questa è anche la via «indicata dall’Unione Europea» nelle direttive ufficiali. «Ci vuole un cambio di mentalità – continua Greco – non è solo una questione di soldi in meno nelle casse degli Stati e quindi meno possibilità di spendere, ma di saper far fruttare quello che già c’è». Esempi?
La rete ferroviaria è sufficientemente estesa, ma non «sopporta» i treni oltre i 500 metri: quelli che renderebbero il trasporto merci molto più conveniente. «Anche i nostri porti hanno una capienza ottima, ma se poi le merci in arrivo si bloccano su strade e ferrovie la situazione non cambia». Meno veicoli e camion sulla rete autostradale sono i sintomi, sempre più evidenti, della crisi. «Ormai è depressione – ricorda il professore – le strade ce lo segnalano, anche perché ad ogni calo di produzione corrisponde una diminuzione di trasporti merci proporzionalmente superiore. Basti pensare a quanti trasporti servono per produrre una singola macchina utensile».Leggi tutta la notizia
Fonte:CORRIERE DEL VENETO