L’armatore Nieddu dice basta alla Compagnia portuale toscana che detta norme e prezzi: il contratto scadrà a settembre ma a queste condizioni è pronto a cambiare scalo
Guerra in banchina a Marina di Carrara e a farne le spese è un imprenditore sardo: Battista Nieddu, gallurese, colosso dell’autotrasporto e armatore delle navi ‘Delfino? che ogni giorno collegano Olbia con la Toscana. A rischio il traffico delle merci nel nord Sardegna.
? durata quasi tre anni la pacifica convivenza tra Nieddu e la compagnia portuale toscana, la ‘Porto di Carrara spa?, ma adesso in banchina scorrono i veleni e presto anche la carta bollata. Il contratto per la gestione dei servizi portuali scade il prossimo settembre e il rinnovo non è affatto scontato.
In pratica, Battista Nieddu potrebbe anche considerare l’idea di lasciare Carrara e trasferire altrove navi e autoarticolati. In questo stato di incertezza la Sardegna rischia di compromettere una buona quota del traffico merci che ogni giorno viaggia dal porto Cocciani, a Olbia, verso il continente. La guerra tra la ‘Armamento sardo? e la compagnia portuale di Carrara sembra uscita dalla sceneggiatura del ‘Fronte del porto? di Elia Kazan: gestione monopolistica dei servizi in banchina, orari e tariffe imposte dall’unico gestore, condizioni generali vessatorie, sanzioni salate per ogni infrazione. ? lo stesso Battista Nieddu a raccontare l’odissea quotidiana delle sue navi: ‘La compagnia portuale è stata una delusione, eppure con loro avevamo fatto tanti progetti di sviluppo sopperendo con il nostro tonnellaggio a una situazione di difficoltà del porto. Basta leggere il contratto per comprendere le nostre difficoltà: non ci sono alternative ai servizi e il porto viene gestito a tutti gli effetti come una struttura privata?. Insomma, un monopolio assoluto dove il ‘padrone? detta regole e tariffe. Il racconto dell’armatore gallurese è esemplare nella descrizione delle difficoltà che può incontrare un imprenditore sardo che vuole affacciarsi sul mercato oltre Tirreno. ‘Ad esempio, la resa minima incalza Battista Nieddu credo che in nessun porto del mondo un armatore che si appresta a iniziare un traffico sia obbligato a pagare all’operatore portuale l’equivalente di 185 tir andata-ritorno, cioè una nave piena pagata in anticipo sin dal primo giorno di lavoro?. ‘La sicurezza, poi aggiunge Nieddu alle nostre navi dall’inizio è stato assegnato un attracco in andana alla boa, senza alcun riparo. Abbiamo chiesto un diverso attracco, almeno quando fosse disponibile, ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Eppure è una questione di sicurezza. Così succede di rompere cime e ancore per il forte vento, mentre la banchina al riparo è vuota?.
‘Poi ci sono gli orari di lavoro è sempre l’armatore che parla ogni mattina la nave arriva e deve aspettare un’ora per essere scaricata. Perché ‘non è cominciato il turno’, ci dicono. Questi ritardi comportano costi e sacrifici ormai insostenibili. E a proposito di costi, che dire della fattura di 150 mila euro per far sostare i nostri semirimorchi dentro il porto? Non possiamo pagare una cifra simile, ma la compagnia non ci ha neppure ricevuto.
Complessivamente, spendiamo oltre tre milioni di euro all’anno per sbarcare e imbarcare un centinaio di pezzi al giorno, mentre in altri porti più efficienti si spende quasi la metà. Sono i risultati prodotti da un monopolio di fatto esistente nel porto, dove chi comanda si permette tutti i capricci che vuole e nessuno interviene?.
Fonte: LANUOVASARDEGNA.GELOCAL.IT