Il convegno ‘Le nuove frontiere dell’outsourcing’ del 16 aprile ha espresso un concetto di outsourcing nel quale innovazione tecnologica e fattore umano sono parti integranti.
Logisticamente, insieme ad AILOG e UPI, aveva fissato l’obiettivo del convegno di Salsomaggiore Terme ‘Le nuove frontiere dell’outsourcing’ nel tracciare un identikit dell’operatore logistico oggi, ridisegnando eventualmente il rapporto fra committente ed operatore alla ricerca, in tempi di crisi, di opportunità di mercato.
Già i primi tre interventi del mattino hanno delimitato in modo preciso il campo della discussione, aprendo spazi di partecipazione a operatori logistici e committenti, e sfatando qualche luogo comune duro a morire.
Proprio la partecipazione, infatti, è stato il senso ultimo dell’intervento di Giuseppe Boschi di AILOG, che nel presentare il gruppo di lavoro sull’outsourcing, prima ha rilevato nella scarsa propensione alla condivisione dei dati un ostacolo alle opportunità insite nella terziarizzazione, poi ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti nel processo di outsourcing (clienti, fornitori, sindacati), e infine ha rivolto l’invito a partecipare al gruppo di lavoro AILOG, che nel prossimo futuro approfondirà gli aspetti giuslavoristici e formativi della professione.
Gino Marchet, di Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, è sceso nel dettaglio rivolgendo l’invito a non farsi trarre in inganno dai valori medi e andare sempre ad analizzare settore per settore, sfatando il luogo comune in base al quale si vorrebbe la logistica in Italia poco terziarizzata. Se infatti, a livello di media generale, è vero che nel nostro paese solo il 37% del mercato potenziale è aggredito dagli operatori logistici, è altrettanto vero, ad esempio, che nell’alimentare secco la percentuale di terziarizzazione è l’80%, mentre nell’elettronica di consumo la terziarizzazione è pressoché totale.
Infine Renzo Sartori di Number 1 Logistics Group, dopo aver chiarito il ruolo della logistica in azienda (‘La logistica non è una commodity ma un progetto’) e dopo aver posto l’accento sulla specializzazione e sul ruolo proattivo dell’operatore logistico nei confronti del committente, ha messo in evidenza come al centro dell’idea di impresa non debba esser posto il concetto di proprietà, ma di bene sociale: l’impegno deve esser quello di preservare posti di lavoro e dignità sociale della persona, valorizzando il capitale umano sin dagli anni della formazione universitaria mediante progetti di collaborazione.
‘You can’t manage what you can’t measure’: questa frase di Edwards Deming potrebbe invece riassumere il senso dei due interventi successivi sui sistemi informativi per la logistica: il primo per cura di Elvio Andreello di IBS Enterprise Italy; il secondo per cura di Dario Marini di Beta 80 Group e Andrea Ricciarelli di SAP.
Nel primo caso sono state messe in evidenza le opportunità per gli operatori logistici di affidarsi a soluzioni informatiche avanzate per incrementare il livello di servizio ai committenti e conseguentemente ai clienti finali: il monitoraggio in tempo reale dei KPI interni ed esterni e la visualizzazione mediante interfacce grafiche di facile consultazione permette da un lato al provider logistico di dimostrare al committente la propria efficienza, dall’altro al committente di offrire un livello di servizio eccellente al cliente finale.
E dato che alla base del supply chain management c’è, per definizione, l’integrazione della complessità di più attori, e che l’efficienza è in gran parte risultato della flessibilità, il secondo intervento è stato incentrato sull’impegno di SAP nel supportare l’implementazione di software dipartimentali non solo sull’ERP proprietario, e nel fornire soluzioni per il magazzino con moduli nativi per la gestione dell’automazione.
La sessione pomeridiana ha avuto un taglio operativo, entrando nel dettaglio del percorso che conduce alla terziarizzazione logistica, con esempi di rilievo.
L’intervento di Paolo Azzali di AB Coplan, dopo alcune indicazioni di massima per sciogliere il dilemma OUTsourcing vs INsourcing, ha spiegato il ruolo e l’importanza del consulente nell’interpretare le necessità del committente e individuare le opportunità nell’operatore logistico: in rapporto a cosa, infatti, un’azienda può definire la propria logistica complessa o semplice, e i relativi costi elevati o bassi, se non può avvalersi del confronto con differenti realtà, per decidere conseguentemente se e come esternalizzare la propria logistica?
La dimostrazione pratica di come due aziende, Bellora Spa (fashion) e Essse Caffè (food), abbiano affrontato il percorso di outsourcing, è stata illustrata dagli interventi successivi: il primo ha coinvolto operatore e committente nelle persone di Elio Guffanti di Deufol Italia e Andrea Lazzaroni di Bellora, il secondo a cura di Claudio Franceschelli e Nicola Borghi, rispettivamente Presidente e Operation Director di Due Torri Spa.
I partecipanti hanno così potuto entrare nel vivo di un settore, quello del fashion, nel quale la funzione logistica ha un valore strategico, e apprezzare come Deufol abbia implementato il progetto di outsourcing lavorando sul coinvolgimento del management, con una modalità partecipativa che mettesse in grado, passo dopo passo, il committente di ‘toccare con mano’ le soluzioni proposte sulla carta.
E sempre gli uomini, confermando l’indicazione di Renzo Sartori nel proprio intervento del mattino, sono stati messi al centro nella case history di Due Torri Spa: dalla passione per il proprio lavoro di Franceschelli, che ha esortato i giovani in sala a ‘usare il cervello’ nel cogliere le opportunità lavorative nella logistica, nevralgica nel traghettare le aziende attraverso la crisi, e poi dall’esposizione di Borghi, che ha presentato i risultati di un percorso lungo due anni, durante il quale è stato messo al servizio del committente un approccio sartoriale per giungere alla completa terziarizzazione della logistica.
Ha chiuso il convegno Simone Del Nevo, che sempre in tema di opportunità per operatori logistici e per committenti, ha informato sui vantaggi della certificazione AEO (Operatore Economico Autorizzato), per cogliere i quali occorre prima di tutto un salto culturale nei rapporti con la Pubblica Amministrazione: tale certificazione infatti, che offre molti vantaggi nelle pratiche doganali per le operazioni di import ed export, e che in futuro avrà un peso sempre maggiore a garanzia dell’affidabilità aziendale, è rilasciata dall’Autorità delle Dogane, di norma ente sanzionatore, che in questo caso va invece a ricoprire una funzione assimilabile agli enti certificatori della qualità.
Fonte: LOGISTICAMENTE