Lo spread, stavolta, è tra la domanda di lavoro (discreta) e l’offerta di profili specializzati (poca). Nei numeri dice Fabrizio Dallari, docente alla Liuc di Castellanza (Varese) e uno dei massimi esperti di logistica «la differenza è di circa 40 mila unità». Come dire che tutti gli abitanti di una media città come Alghero siano ricercati dalle aziende.
Con l’Italia in preda a una disoccupazione galoppante quanti sono gli esperti della gestione di magazzino, dal calcolo delle scorte a quello del tragitto delle merci? Quanti progettano il modello di logistica aziendale in base ai volumi prodotti e adeguano la vendita, i processi di rifornimento e la distribuzione?
Beninteso, non parliamo solo di carrellisti, magazzinieri, mulettisti, auto-trasportatori. Lavori a basso valore aggiunto, che nell’immaginario collettivo non fanno certo scaldare i cuori. I quali «sono sempre più appannaggio di addetti di origine straniera dice Paolo Bisogni, presidente Ailog (associazione italiana di logistica e supply chain) forza-lavoro necessaria e non in stretta competizione con i giovani di casa nostra».
Ma i nostri giovani, molti inoccupati, sono «equipaggiati» per lavorare nella logistica? «Non del tutto spiega Dallari e bisognerà attendere il 2016 per vedere i primi diplomati negli istituti tecnici logistici. Percorsi scolastici nati recentemente per sopperire alla mancanza di figure intermedie rispetto agli operai e ai colletti bianchi di estrazione universitaria». Leggi tutta la notizia
Fonte: CORRIERE DELLA SERA