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Genova e Ravenna, Dogane a mezzo servizio: ''A rischio i traffici marittimi''

Genova e Ravenna, Dogane a mezzo servizio: ”A rischio i traffici marittimi”

L'allarme dei sindacati.

Mal comune, mezzo gaudio? Questa volta non va così. Il “mal comune” mette insieme Genova e Ravenna, o meglio i rispettivi porti, ancora meglio i relativi presidi doganali. Non c’è però il “mezzo gaudio”, perché in entrambi i casi il grido d’allarme che arriva dai sindacati è netto e univoco: “In questo modo sono a rischio i traffici”.

All’ombra della Lanterna i problemi riguardano la SOT Passo Nuovo, fulcro dell’attività terminalistica nel bacino vecchio (quello di Sampierdarena) e uno degli uffici più importanti d’Italia: numeri alla mano, sono circa 20 mila i controlli eseguiti ogni anno. Lo scorso 19 novembre l’ufficio è stato chiuso “a causa della rottura dell’impianto di riscaldamento, di infiltrazioni d’acqua e di cedimenti strutturali ed i circa 45 dipendenti sono stati tempestivamente riposizionati in altri locali a disposizione dell’Amministrazione doganale, in situazione di emergenza ed al limite delle condizioni normali di vivibilità”, è la denuncia che arriva da CGIL, CISL, Confsal/Unsa e FLP Ecofin della Liguria. “Nonostante i forti investimenti pubblici per svariate migliaia di euro, effettuati dall’amministrazione sul sito, i problemi non sono stati mai risolti; persino la palazzina cosiddetta ex Unital, di nuova costruzione e messa a disposizione dall’Autorità Portuale, presenta i medesimi problemi ed, al momento, non è utilizzabile”, proseguono le sigle sindacali in una nota. “Tale situazione non solamente costringe le lavoratrici ed i lavoratori della Dogana, oltre agli operatori commerciali, ad espletare le proprie attività in condizioni emergenziali, ma la chiusura di un presidio nevralgico nel tessuto portuale rende estremamente difficoltoso lo svolgimento di tutte quelle attività di sdoganamento, di circolazione delle merci, di supporto dei traffici marittimi, di contrasto alle frodi tributarie ed extratributarie e priva di un presidio del territorio all’interno di uno dei Porti sui quali le Autorità pongono maggiore attenzione, essendo a forte rischio di infiltrazioni mafiose e criminali”.

Per quanto riguarda lo scalo ravennate, invece, la denuncia di CGIL, CISL e UIL riguarda la carenza d’organico: mancherebbero 32 lavoratori per garantire la piena operatività del porto, unico scalo dell’Emilia-Romagna. «Si vuole nascondere la naturale identità di un Ufficio portuale come quello ravennate», spiegano i sindacati territoriali: «Non si comprendono le difficoltà a volere riconoscere il ruolo e l’importanza amministrativa di questa sede, della sua dimensione produttiva in ambito doganale e settore accise e dell’interesse strategico regionale, nazionale e europeo». Leggi tutta la notizia

Fonte: SHIP2SHORE

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